PRIMA DI TUTTO IL DOVERE: ALLA RICERCA DEL DOVERE NEL DIRITTO

Mazzini afferma la priorità dei doveri sui diritti, in contrasto, quindi con le teorie liberali e democratiche (almeno le più influenti), che proclamano la supremazia de diritti sui doveri. Il dovere morale, quando detta all’individuo un precetto determinato diviene un dovere giuridico; Chi può dire ad un uomo: segui a lottare pé tuoi diritti, quando lottare per essi gli costa più che non l’abbandonarli? La stretta correlazione tra il pensiero Kelseniano e quello Mazziniano sul ruolo del diritto come mezzo e non come fine è più che evidente, tuttavia si frappone tra i due un nodo cruciale: per Kelsen è una questione di organizzazione sociale, per Mazzini gli obblighi morali verso l’umanità vengono prima degli obblighi verso la patria. Per Mazzini, l’individuo, prima ancora che cittadino è un essere umano e le barriere nazionali non possono giustificare la sordità morale. Per Mazzini il bene comune, è prima di tutto la dignità umana: per quanto grandi siano le differenze culturali, l’amore della libertà rende la traduzione possibile. La teoria dei diritti insegna che si può insorgere e superare tutti gli ostacoli, ma allo stesso tempo non può creare una armonia stabile tra tutti gli elementi che compongono uno stato. La teoria della felicità, che antepone il ben essere alla vita stessa, formerà uomini egoisti e materialisti che finiranno per distruggere quanto conquistato. Ecco allora, l’esigenza per Mazzini di trovare un principio educatore superiore alla teoria dei diritti, che insegni la costanza ed il sacrificio e che vincoli gli uomini senza renderli dipendenti dell’idea d’un solo o della forza di tutti. Kelsen, invece, distingue il bene comune che deve essere lasciato indeterminato, variando a seconda dei tempi luoghi e regimi, dal bene che tutti gli individui riuniti in una comunità politica hanno in comune e che è stato anche definito scopo minimo di ogni stato. La visione del diritto come una tecnica dell’organizzazione sociale se da un lato ha dato una struttura più pragmatica ha però creato una separazione tra stato e cittadino, ovvero dall’essere umano, fino a distogliere la nostra attenzione sul ruolo del diritto e quello del dovere e sulla necessità di decidere, tutti assieme a quale dare priorità. Hooker, considera l’uguaglianza naturale degli uomini principio naturale quanto evidente, da porlo a fondamento dell’obbligo di reciproco amore tra gli uomini, sul quale basare il dovere che abbiamo gli uni verso gli altri alla base dei principi di giustizia e carità. Nelle Ricerche Filosofiche, Wittgenstein, procede con un sistema di eliminazione per cercare di dimostrare come siano prive di significato concetti di “obbligo” “dovere” “giusto” “sbagliato” intesi in senso morale. L’uomo ha percezioni soggettivistiche, pertanto il proprio comportamento ne determineranno una autonomia priva di limitazioni ai suoi diritti naturali e individuali. Tale principio vale dunque per tutti gli uomini, essendo, di principio essenzialmente uguali. Ecco allora, il pericolo di porre il diritto avanti il dovere: per Hoobes, la libertà può essere pensata solo in astratto, in quanto la ricerca della libertà di ciascuno, si scontra con l’altrettanto naturale pretesa alla libertà di ogni altro uomo, così che l’autonomo agire soggettivo, conforme alla legge naturale di autoconservazione vigente per ogni individuo porta necessariamente al conflitto tra i singoli uomini. In definitiva Io mondo non è, ma diventa, aveva detto la scuola hegeliana, la quale però, ingombrata e satura ancora dei sogni dell’antico ontologismo, involta nella spire dei metodi a priori e della ricerca dell’assoluto, non seppe trarre da quella sua formula tutto quanto era necessario.

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