IO C'ERO: 8 SETTEMBRE 1943

A mio padre: Ti dedico questo scritto, sono le Tue memorie, quelle d’un uomo come tanti che visse l’evento più drammatico della storia d’Italia, l’8 settembre 1943. Con la serenità di chi ha ormai vissuto la sua vita, mi hai raccontato quegli eventi senza falsi entusiasmi, senza strumentalizzazioni ideologiche: me li hai descritti come li vivesti e come certamente li vissero altri giovani della Tua età. Come vi trovaste a combattere da una parte anziché dall’altra a seguito di situazioni, bisogni, necessità che vi condizionarono, ma forse è meglio dire che vi condussero verso scelte obbligate. Poi, solamente dopo, subentrò l’amor proprio, il convincimento che si doveva continuare a combattere perché un uomo vive di bisogni, ma anche di dignità. Vorrei che la Tua storia facesse meditare tutti coloro che, dopo più di settant’anni dalla fine di quella tremenda guerra, serbano ancora rancori e continuano a ripudiare chi, non facendo altro che il proprio dovere, si trovò dalla parte dello sconfitto. Questo marchio ha continuato a perseguitarli, costringendoli a nascondersi: a nascondere la verità, le esperienze, le angosce, le paure, e per alcuni anche l’eroismo. Nulla gli è stato permesso ricordare e raccontare senza pagare il prezzo del disprezzo e dell’emarginazione.

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