IL RUOLO DEI GATTI (RUPART Vol. 2)

Da ragazzo ero un tipo esile, dall’aria vulnerabile, spesso con la testa fra le nuvole. Adesso, a quarant’anni, sono rimasto su per giù lo stesso. Prima però cercavo di dare un senso alla mia vita, vivere al passo con i tempi. Ora spendo i miei giorni infischiandomi di tutto quello che mi succede e succede intorno a me. Se qualcuno mi accusasse di non avere più ideali, essermi emarginato, non m’importerebbe.
Ho capito che è inutile ostacolare il corso del proprio destino. La vita va come deve andare. I vari tentativi che in passato ho compiuto per condurre la mia esistenza secondo il mio modo di concepirla, sono tutti falliti.
All’inizio dell’estate di un anno fa il mio stato d’animo non era diverso dall’attuale. E’ stata l’ultima volta che mi sono illuso di poterlo cambiare.
Una mattina presto di allora, al solito, attendevo nel mio appartamento Mario per recarci assieme al lavoro. Abitava nel mio stesso palazzo, sullo stesso pianerottolo. Stufo di aspettare, andai da lui. La porta d’ingresso di casa sua era socchiusa. Per farla breve, entrai e lo trovai morto. Era riverso sul pavimento, in salotto, con la testa infilata in una busta di plastica. Accanto a lui c’erano i suoi gatti. Una decina.

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