La pianista di Messina
- Autore
- Immacolata Volpe
- Editore
- Youcanprint
- Pubblicazione
- 11/10/2019
- Categorie
Sinossi:Viaggio in un passato recente-che si apre fra tradizioni siciliane, mitologia e romanticismo-di una sorta di Fenice del secolo scorso, incarnata in Clara, pianista e ultima di cinque figli di una famiglia medio borghese della Messina d'oro degli Anni Cinquanta che, all'apparenza fragile e silenziosa, ha il coraggio di partire dalla sua terra per salvarsi, per ritrovarsi, per risorgere.
Una Ulisse donna di questi tempi, che ha bisogno di "uscire da se stessa", di viaggiare e "salire al Nord" per curare la sua dimenticanza, per cambiare identità, per ritrovare altro lignaggio.
La struttura complessiva è quella di una sinfonia: quattro tempi musicali, organizzati in quattro vite, divise in quattro aree geografiche, ognuna delle quali informa di una nuova coscienza della vita.
Il dialetto messinese, che spruzza colore ed ironia sulle vicende, immerge in un clima leggero e positivo, che comunica sia la difesa dei valori trasmessi dalla famiglia, sia il bisogno di liberarli e trasformarli nella vita imprevista dei protagonisti.
Un omaggio a una città che fu chiamata "la bella del Bosforo", osannata, dimenticata, mai rivalutata abbastanza, ma che si legge, in questo romanzo, senza polemiche e con memoria e nostalgia, in una dimensione fusionale con la storia dei protagonisti.
Una città che, prima vicina, poi si allontana, per trasformarsi in altre città del mondo - Milano, Dusseldorf e New York - e che infine torna vicina, torna a se stessa, come un'anima corale, plateale che si unisce alla sua anima lirica, di cui La Pianista è portavoce.
Gli spartiti per pianoforte, che chiudono o aprono la narrazione, donano un senso di composizione univoca, teatrale e a tratti cinematografica, che completa il destino e l'opera spirituale della Pianista, come la mano di un dio. Qualunque esso sia. Probabilmente siciliano. Sicuramente di Messina.
Una Ulisse donna di questi tempi, che ha bisogno di "uscire da se stessa", di viaggiare e "salire al Nord" per curare la sua dimenticanza, per cambiare identità, per ritrovare altro lignaggio.
La struttura complessiva è quella di una sinfonia: quattro tempi musicali, organizzati in quattro vite, divise in quattro aree geografiche, ognuna delle quali informa di una nuova coscienza della vita.
Il dialetto messinese, che spruzza colore ed ironia sulle vicende, immerge in un clima leggero e positivo, che comunica sia la difesa dei valori trasmessi dalla famiglia, sia il bisogno di liberarli e trasformarli nella vita imprevista dei protagonisti.
Un omaggio a una città che fu chiamata "la bella del Bosforo", osannata, dimenticata, mai rivalutata abbastanza, ma che si legge, in questo romanzo, senza polemiche e con memoria e nostalgia, in una dimensione fusionale con la storia dei protagonisti.
Una città che, prima vicina, poi si allontana, per trasformarsi in altre città del mondo - Milano, Dusseldorf e New York - e che infine torna vicina, torna a se stessa, come un'anima corale, plateale che si unisce alla sua anima lirica, di cui La Pianista è portavoce.
Gli spartiti per pianoforte, che chiudono o aprono la narrazione, donano un senso di composizione univoca, teatrale e a tratti cinematografica, che completa il destino e l'opera spirituale della Pianista, come la mano di un dio. Qualunque esso sia. Probabilmente siciliano. Sicuramente di Messina.
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