Psicologia e Religione
- Autore
- Paolo Soraci
- Pubblicazione
- 30/10/2019
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Il “fenomeno” religioso, la spiritualità, il simbolismo etc. sono una parte integrante del nostro vivere la quotidianità. Anche una persona atea non può far a meno di capire quanto la società sia permeata (sia nel bene che nel male) dall'entità della religione. Si pensi anche alle guerre sacre e gli attentati che al giorno d'oggi sono, purtroppo, molto frequenti. Naturalmente la Religione non può e non deve essere vista come qualcosa di assolutamente positivo o di assolutamente negativo, ma si deve cercare di guardare e capire in un modo più distaccato, per essere il più obiettivi possibili. Ad oggi, difatti, esiste una “nuova” branchia della Psicologia che tratta e studia questi argomenti (anche se le sue radici sono molto antiche, difatti già con Freud e Jung si hanno studi Psicologici della Religione stessa, così come Allport e Ross (1967). Tali autori hanno infatti proposto non solo un modello teorico e metodologico, ma anche un quadro di relazioni con alcune variabili sociali. Altri studiosi in anni successivi, in particolare Batson, Schoenrade e Ventis (1993), la cosiddetta Psicologia delle Religioni che volendola definire in una frase ben precisa: “La psicologia della religione è quella branca della psicologia che si occupa dello studio dei fenomeni religiosi con un approccio di tipo empirico e scientifico. La Psicologia della Religione quindi studia questo aspetto sotto due dimensioni. Da una parte si deve intendere la religione e tutte le attività ad essa connesse come un fenomeno culturale ben preciso e quindi studiarlo in modo oggettivo e presente in tutte le culture ad oggi conosciute nelle sue varie forme, dall'altro, la Religione va studiato come fenomeno soggettivo dell'individuo, che in un modo o nell'altro influisce sullo sviluppo dell'identità individuale. A conti fatti, possiamo definire questa identità come uno stato psicologico che ha precise connotazioni e determinate modalità che regolano il pensiero stesso di un dato soggetto. Come per altri studi empirici, la Psicologia della Religione si pone quindi come un ambito specifico di studio e ricerca mettendo in primo piano il vissuto psichico di un soggetto verso la religione stessa, presentando un suo contesto culturale e sociale di cui il soggetto fa esperienza, sia nel senso di una proprio adesione e partecipazione, sia in un suo rifiuto. In un ottica più generale infatti, la psicologia non vede un individuo come un soggetto “nato” religioso o non religioso, ma cerca di capire e mettere in luce come un individuo possa “divenire” tale in una specifica cultura con una propria religione; oppure come non lo diventi affatto. Il processo del divenire o non divenire è quindi il punto fondamentale da indagare. Difatti, allo psicologico della religione interessano principalmente i processi, le dinamiche, gli eventuali conflitti che un individuo affronta nel diventare o meno religiosa
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