Sciascia l'eretico

Si è sempre battuto da «eretico» per far prevalere la ragione e il diritto in un Paese che ha spesso preferito le scorciatoie e i gattopardismi.
Leonardo Sciascia con le sue invettive e ossessioni ha anticipato temi cruciali della vita pubblica, nodi rimasti drammaticamente irrisolti, dalla lotta alla mafia alla corruzione, dagli errori della macchina della giustizia a quelli dello Stato, dal caso Moro al travaglio di Enzo Tortora, passando da forti intese a grandi contese, da Calvino a Guttuso. Con qualche rimpianto, come nel caso di Pier Paolo Pasolini e del «ritorno delle lucciole».
Una vita controcorrente, quella dello scrittore siciliano, sempre tesa tra profezia letteraria e drammatica realtà, lungo l’asse fra Palermo e Roma, Milano e Parigi, fra case editrici e commissioni di Montecitorio, o a caccia di stampe antiche sul Lungosenna e di documenti negli archivi dell’Inquisizione spagnola: una storia che Felice Cavallaro ricostruisce in un racconto originale e ricco di aneddoti con lo sguardo privilegiato di chi lo ha conosciuto da vicino.
A trent’anni dalla scomparsa dello scrittore di Racalmuto, un viaggio affascinante tra umori, amicizie e battaglie, tra vita e opere che scandiscono i passaggi della nostra storia recente – dal Giorno della civetta al Contesto, da L’affaire Moro a Una storia semplice.
Un bilancio dell’eredità di un protagonista del mondo della cultura e della politica sempre attuale: una fonte preziosa dove attingere acqua fresca per illuminare molte zone d’ombra del Paese, perché come scriveva Sciascia stesso «tutti i nodi vengono al pettine. Quando c’è il pettine…»

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