IL TATUATORE DI ANIME (NARRARE)

Un romanzo intenso e coinvolgente. L’autrice affronta una tematica inquietante, ma lo fa con garbo ed eleganza. La narrazione, sostenuta da una scrittura lineare e gradevole, incisiva ed essenziale, cattura l’attenzione e la curiosità del lettore e si innesta sullo scavo interiore di un vissuto che, attraverso il ricordo, dalla semplice memoria si radica nella profondità dell’essere e della psiche.
Straordinaria la capacità che l’autore ha di foca-lizzare ciò che è funzionale alla narrazione.
Protagonista del romanzo, Elisabetta. Una giovane e brillante avvocato che sogna di “assestare” il mondo. Lei, donna lucida e razionale, dopo l’abbandono del marito, finisce tra le grinfie di un babalawo, il padrino di una setta satanica. “La vita si era fermata in un baratro senza fine che non mi faceva vedere la luce”.
Dopo due anni di sofferenza e dolore, riuscirà ad uscirne grazie all’incontro con un uomo straordinario, dotato di un “dono” speciale.
Normale e paranormale si intrecciano in una dimensione sospesa tra realtà e magia. Una magia che le consentirà, non senza sofferenza, di tornare ad essere se stessa. “La magia è una scintilla creatrice”.
L’elemento focale del racconto diventa dunque l’acuto conflitto tra angoscia di morte e ansia di vita. Il problema è “scegliere”: staccarsi o precipitare scegliendo la morte. Ciò che ci imbestia o scegliere la vita, la “chiarità” solare che apre la porta alla felicità. “Non dovremmo mai negare a noi stessi la possibilità di essere felici”.
Elisabetta sceglierà la vita, consapevole che il senso della vita non si lascia decifrare dalla lente di ingrandimento della ragione, ma rimane avvolto in un alone di mistero che dà un tocco magico all’esistenza.
D’altra parte, come leggiamo nella conclusione, affidata al coprotagonista del romanzo: “Esiste qualcosa che non si vede. Ma c’è. È lì. Impalpabile, sottilissima, muta. Molti non lo sanno”. “Però c’è – aggiunge –. Il nostro spirito, è tatuato dal ricordo. Dall’amore. Dalla speranza”.
Stiamo vivendo in una fase della modernità che cancella la fiducia, la compassione, la pietà, e invece assiste ad un gorgo di smarrimenti e stordimenti, dove uomini e donne si scoprono immersi tra il vuoto esterno e lo svuotamento interiore, ciò che rende fragili e facili a diventare preda di individui subdoli e perversi.
E invece la vita è magia, una magia dalla quale bisogna lasciarsi sorprendere e alla quale bisogna lasciarsi andare. È questo che dona alla vita il suo incanto, unica terapia e antidoto alla sofferenza e al dolore che attraversano la nostra esistenza.
Il romanzo veicola un forte messaggio etico e sociale. Viviamo in una società “liquida”, nella quale abbiamo perduto stabili punti di riferimento. Ciò scava un vuoto profondo nell’anima, ci fa sentire soli e smarriti. Dobbiamo imparare a essere resilienti, a non lasciarci travolgere dagli eventi negativi. E, scommettendo su noi stessi, accettare anche il ri-schio: “Perché vivere significa osare”.












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