Sui monti

Undici racconti.

Dall’incipit del libro:
Sacco sulle spalle e scarpe chiodate; la strada è lunga, ma la volontà è alacre: andiamo. Lasciamo indietro gli uomini e le loro cure: lasciamo indietro anche la nostra piccola vita di ogni giorno; non siamo che due pellegrini che marciano verso l’alto, dove è la pace e la luce; lassù scintillano le nevi.
Ci invitano, lungo il sentiero, alla loro densa ombra verde i castagni secolari, ma noi non sostiamo; un casolare, adagiato all’ombra delle piante amiche, sembra aprirsi, ospitale e sereno: ma avanti.
Cessa il bosco di castagni: ora costeggiamo il Pellice spumeggiante nelle cui acque si specchiano i faggi, all’ombra dei quali fioriscono le ultime margherite e le prime genzianelle cupe d’azzurro; da una balza ci sorridono, calmi, forti, sereni, i primi abeti: avanti!
Si fa arduo e difficile il cammino, ma la nostra brama non conosce sosta: l’aria che ci carezza la fronte è un invito alla vetta; le pendici rosseggianti di rododendri o rispecchianti il cielo nell’azzurro delle viole alpine e delle genzianelle ci parlano di una più pura bellezza che godremo lassù, dove scintillano le nevi.
Gli ultimi casolari sono rimasti indietro; sono rimasti indietro il Piano dei Morti, il cui verde smaltato di fiori è memore di strage e di martirio e i ruderi del Forte di Mirabucco che, in tanta austera solennità, hanno ancora l’orribile potere di parlarci di guerra e di sangue: unici compagni ci sono ormai gli abeti, i rododendri e le viole,… e le nevi che scintillano lassù.


 

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