Prima o poi qualcosa accadrà

12 dicembre 1969. In un piovoso venerdì di tardo autunno, in un palazzo nel centro di Milano, due uomini si incontrano sul pianerottolo e prendono insieme l'ascensore. Il dottor Visconti è un democristiano senza convinzione, un uomo sobrio, grigio e abitudinario che lavora come dipendente presso la Banca Nazionale dell'Agricoltura in piazza Fontana. Il dottor Bagutta, invece, lavora alle Poste in piazza Cordusio ed è un comunista ingraiano, un uomo focoso e appassionato di politica come pochi. Fino a quel momento, i due si erano scambiati, al massimo, un cenno di saluto. Ma quando l'ascensore, improvvisamente, si blocca, mettendoli l'uno di fronte all'altro, ne nasce una discussione accesa e travolgente sul delicato momento che sta attraversando il Paese. L'autunno caldo, le lotte operaie, le rivendicazioni studentesche e sindacali, l'uccisione, poche settimane prima, dell'agente Annarumma e, soprattutto, la convinzione del dottor Visconti che stia per succedere qualcosa di tragico, come se si avvertisse nell'aria il senso della fine, l'avvicinarsi di un evento storico, di un momento di svolta destinato a modificare per sempre le rispettive vite e l'immaginario collettivo. A far loro compagnia è il signor Savini, il portiere dello stabile, un fascista atipico, un antemarcia che però non ha mai accettato le Leggi razziali e l'alleanza con Hitler e che ora si ritrova, suo malgrado, protagonista e, sostanzialmente, arbitro della contesa.
Fino a quando, alle 16,37, non si avverte l'eco di una terribile esplosione...

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