Solstitium Lunae: autobiografia thrilling dell'investigatore non ufficiale Flinde Notec

In questo libro si narra l’avventura di un personaggio che assorto in distrazioni non sue, ma che la società gli ha accollato in forma di nozioni e di sapere erudito, ne ha improvvisamente disgusto come qualcosa di estraneo e di remoto. Spinto a tale eccesso il protagonista rifiuta improvvisamente i luoghi comuni come i manifesti segnali di un mondo contraffatto e diventa invece curioso di indagare lo spazio degli accadimenti sensibili guardandoli con la curiosità dello sperimentatore per giudicarli infine con il superiore distacco del filosofo o dell’iniziato il quale si è costruito da sé medesimo una propria filosofia e una propria fede. Romanzo thrilling molto particolare e specifico perché riguarda un importante aspetto autobiografico dell’investigatore non ufficiale Flinde Notec (personaggio fittizio beninteso) protagonista della serie poliziesca che porta il suo nome, serie che l’Autore intende pubblicare un poco per volta su Amazon (10 romanzi). Questo libro scritto in prima persona è un giallo nel più rigoroso dei termini nonostante il suo stile intimo e personale. Si noterà che il personaggio, benché disdegnoso delle convenzioni sociali e rifuggente gli eccessi della tecnologia digitale moderna, ama tuttavia la scienza ed il sapere e che in un mondo dove si parla di intelligenza artificiale e di robot con capacità ormai quasi umane egli ha anticipato di molto questa prospettiva e l’ha spinta idealmente agli estremi collocandola in una singolare ed inquietante filosofia di vita. A prescindere da questi occasionali squarci di pensiero, che sono però incisivi e raggelanti come rasoi, tutto il romanzo è denso di emozioni incalzanti che vanno dal brivido di netto sapore gotico alla curiosità investigativa incontenibile e temeraria. Il protagonista si trova segretamente coinvolto in una storia di vecchie ingiustizie e di conseguenti vendette, il tutto nei foschi e tetri ambienti di vecchi edifici una volta prosperi e solenni. Non è adesso consigliabile né prudente svelare di più (nemmeno i compagni di avventura di Flinde, nei romanzi successivi, ci sono mai riusciti!).
Questo singolare personaggio si comporta ed agisce senza le mediazioni dell’ufficialità e le pastoie della consuetudine che gli sembrano parte di un vecchissimo trucco usato dalla natura per ingannare le sue creature. Invece egli giunge a guardare il mondo come a uno spettacolo illusorio simile a quelli proiettati attraverso una lanterna magica. Con la sola forza del pensiero e con lo stimolo di insolite emozioni che avidamente va ricercando egli giunge alla conclusione che l’ignoto meccanismo dell’universo è fatto di null’altro se non del proprio stesso pensiero e delle proprie stesse emozioni. Il personaggio subisce una specie di metamorfosi che non è un mutamento di personalità, la quale al contrario in questo modo si rafforza, ma un cambio di prospettiva. L’uomo ben educato, l’uomo colto, il raffinato esteta, arrivato a un tale punto di consapevolezza, ha senz’altro il diritto di esibire un sorriso cinico contro la società degli uomini, come paradossalmente dal polo opposto, frutto cioè di una connaturata ottusità, allo stesso tempo potrebbe anche esibire l’ultimo dei mascalzoni. Ma non è il ghigno malevolo di una mente buia e senza scrupoli quello del protagonista, è invece espressione dell’intimo convincimento di chi intende ormai la vita nient’altro che un gioco. C’è tanta convinzione nella giustezza di questa verità che l’originale personaggio, quasi con sovrumano piacere, scopre ed accetta di essere insieme attore e spettatore di una rappresentazione scenica a volte piacevole e a volte crudele. Anziché annichilirlo, la consapevolezza di recitare, di seguire un copione che egli stesso va componendo gli fa scoprire l'individualità e la saldezza di un qualcosa di unico e di insopprimibile che sorge appunto da una più alta coscienza di sé: quell'essenza la quale nel modo più acconcio altro non si può chiamare se non con il nome di propria anima.

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