Provvisoria permanenza

Si tratta di narrazione circoscritta negli ultimi anni ottanta, un periodo di cambiamenti globali. Il romanzo “Provvisoria permanenza” si configura come un’opera che prova di rappresentare il variegato mondo degli arabi in Italia. In cui si evidenzia lo svolgimento della vita di un gruppo di giovanotti con limitate esperienze evidenti che si trova in uno stato di incontro scontro, fra loro stessi, nonché l’incomprensione con gli italiani, confrontati con un’altra cultura, lingua, la gente di un altro paese, che li guarda con vistoso sospetto. Nonostante tutto ciò si è sempre, in un modo o in un altro, in cerca di trovare comportamenti giusti per affrontare le difficoltà della convivenza. Mouloud, algerino a Firenze con una borsa di studio per laurearsi in architettura, ha finito da tempo gli esami, ma sulla tesi esita e divaga, quasi che il compierla fosse una rottura dolorosa con la permanenza in Italia. Attorno a lui si muovono le storie parallele dei suoi amici Kamel, Paolo, Said, Abbas, Le P’tit. Ma fondamentale per Mouloud è l’amicizia con Sylvia, amicizia che è sovente sul punto di trasformarsi in qualcosa di più profondo. Tutti gli amici finiranno comunque per allontanarsi dall’Italia, chi seguendo migliori aspirazioni, chi costretto da eventi esterni. Tranne lui che esita, e nell’esitare si esalta la sua introspezione interiore, che mette in risalto le caratteristiche di un tipo ben diverso. Calmo, riflessivo, a volte tormentato, a volte saggio all’estremo, a tratti anche un po’ freddo e distaccato, Mouloud è un uomo che resta sospeso per lungo tempo, che non giudica gli altri e lascia scorrere la vita, prendendola per come viene, ma quando decide le sue decisioni sono irreversibili, e per lui non conta più altro se non la meta che si è prefissato.

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