Al Pürgatòri: Traduzione e interpretazione in dialetto mantovano della Bassa dell'Inferno di Dante. Illustrato da Carlo Moretti (Kronos Vol. 2)

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Al Pürgatòri: Traduzione e interpretazione in dialetto mantovano della Bassa dell'Inferno di Dante. Illustrato da Carlo Moretti (Kronos Vol. 2)
Autore
Marco Moretti
Editore
KRONOS
Pubblicazione
15/01/2020
Categorie
Nel regno dell’espiazione

Si dice che da chi è stato all’INFERNO si può accettare tutto: scommessa vinta, dunque, quella di Marco Moretti per essere alfine “approdato” al Purgatorio: sempre di salvezza si tratta, annunciata ed attesa come lavoro e come simbolo, ma sempre ardua impresa.
Passione smisurata, ottima cultura mascherata da linguaggio popolare, originale gusto del narrare sono i primi caratteri che emergono da questa opera e dal suo autore.
Del resto, quale racconto, sia pure in modo allegorico, si colloca più vicino alla vicenda umana di quello della “Commedia” dantesca?
Molti si sarebbero lasciati intimidire da tanto confronto e da tanto cimento: la Commedia rimane la Commedia.
Eppure nell’intento di Marco Moretti, lo spirito di quell’opera può permettersi di indossare altri abiti, magari modesti, perfino “plebei”, fino a rompere l’eterno dilemma tra lingua e dialetto, tra letteratura aulica ed espressività popolare.
Se è vero che sullo sfondo rimane aperto il dibattito sul dialetto, sul suo valore affettivo, espressivo e documentario e sulle sue potenzialità in generale come “lingua” parlata e scritta, su quanto è stato detto, studiato e sperimentato nella storia ed in letteratura in particolare, qui l’autore sembra semplicemente prenderne atto ma procedere dritto, con decisione, per l’impervia strada dei regni dell’oltretomba.
Qui noi di queste parti, nativi del dialetto della Bassa, non possiamo che ritenerci fortunati per questo lavoro, essendo direttamente coinvolti anche sulla lingua, oltre che sulla vicenda, venendo sommersi da un’orgia di parole tutte cariche di rimandi sia alla nostra esperienza personale e storica e sia all’intera nostra antropologia.
E poi, si diceva, della narrazione che è quella che taglia la testa al toro da ogni se e da ogni ma: sappiamo ormai come la funzione narrante sia connessa direttamente con l’evoluzione umana, che la narrazione non è solo memoria o squarcio del passato ma anche azione incessante del presente, con la sua presenza fatta di attualità sempre vigile e pronta ad intromettersi per confrontarsi su tutto, passato o futuro che sia.
Il narratore Marco Moretti sicuramente “semplifica” il complesso dantesco, ma la sua rimane un’opera coinvolgente, condita di sapiente ironia, sempre viva e come tale, penetrante nel lettore anche nelle sue parti più complesse fino a, non ultimo, spingere i più arditi a tornare a rileggere il “testo madre”, forse anche con occhi più disincantati.
Il Purgatorio, come già l’Inferno e l’intera commedia, è una straordinaria sequenza di personaggi, più che mai vivi ed attuali, figure umanissime, apparentemente fatti di parole che escono incessanti dalla bocca del narratore che sembra quasi presentarceli di persona.
Alfredo Calendi


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