L'ultimo naufrago

“Nell’anno XV° dell’Imperatore Tiberio, Dio discese in Cafarnao e insegnò agli ebrei” Così iniziava il Vangelo di uno dei primi eretici della storia. Nato cinquant’anni dopo la Crocifissione di Cristo. Qualche secolo più tardi, da Tatev partì la rivolta. Da lì prese vita la setta che si dotò del Simbolo del Male. Che una volta invocato …
«Saraceniiiii!» urlarono dalla collina. Le case le incendiarono, gli uomini li uccisero, donne e bimbi li rapirono. E tra le donne, c’era la sua mamma. Azhar, si chiamava il bimbo. Che vasaio diventò in quel villaggio, a qualche ora di cammino da Al-Mahdiyya.
Saraceni. Sotto questo nome c’era di tutto. Ignoto, angosce, paura. Fraxinetum era il centro. Da lì partivano le scorribande. Giannizzeri, per lo più Baschi, Andalusi e “pravi homines” che stanchi di soprusi, si unirono alle bande per depredare. Chiese, monasteri e abbazie. Deciso, Azhar s’incamminò su per le cime. «Dai retta a me monaco, non sfidare la sorte, torna al convento. Lassù è un inferno». Solo rovine. Ripudiate per fatti di streghe e sortilegi. Tragico destino perseguitò quel posto e l’avvolse di un alone tanto misterioso, da sfiorare gli abissi sconfinati del maligno. Che maledizione incombeva su quella chiesetta e quel torrione? Che lassù nel Jura, su quella cima tanto vicina al cielo da poterlo toccare, ti faceva pensare di esserci già in Paradiso. Invece era l’Inferno.
«Ha sangue saraceno nelle vene. Porterà sventure». Commentò qualcuno. Arrivarono al tramonto. Picche, forconi, torce e fascine. Li guidava un monaco. Urlava condanne, predicava odio. Sapeva dove andare. Lo mostrò alla folla. «Eccolo il saraceno!». Urlò.
«Ci hai promesso il suo sangue», gridò la folla.
E mille anni dopo …
L’SS Standartenführe Karl Brandolf von Halberstadt là fu spedito. Operazione Treffenfeld. Luglio rosso. Dieci giorni d’inferno per i maquisards dell’Ain e l’Alto Jura. Il vento però stava girando. E il battaglione randagio di Karl Halberstadt sparì dalle mappe della Wehrmacht. La sua crudeltà e il suo sguardo spento se lo ricordavano eccome i fratelli Morsian. Che non vedevano l’ora di vendicarsi.
Notte fonda. Freddo e pioggia mista a neve. Che più su era bufera. Avanzavano piano, circospetti. Guardandosi più le spalle che dov’erano diretti. Un segnale, solo un gesto, poi silenzio. C’era un capanno là, nel fitto della macchia. Dentro, c’era qualcuno.
Ottobre ‘45, il mondo girava pagina.
C’era una vigna, col casale che la dominava dall’alto della collina. La vigna era un bosco ormai e il casale stava cascando. Una donna appisolata in veranda si godeva l’ultimo sole dell’autunno. Cinquanta miglia di grappoli maturi, cantine e vinerie si era fatto per arrivare lì. Nel più scalcinato vigneto di Napa Valley. Il posto che cercava. Gli occhi di ghiaccio e lo sguardo spento. Faceva paura quando ti osservava.
Successe una notte di bufera. Le onde scuotevano il Gate da tanto erano alte e forti. E le nuvole scaricavano l’acqua a scrosci così violenti, che le gronde si piegarono. La villa pareva una fontana. Fuori. Dentro invece, il ventre caldo di una cornamusa che suonava una nenia perversa. All’improvviso un colpo.

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