Il silenzio dei ricordi: Immagini di arte funeraria
- Autore
- Paolo Fiorindo
- Pubblicazione
- 15/02/2020
- Categorie
Che porta fino all’unica tragica certezza.
Una serie di immagini evocative e crepuscolari raccolte in giro per l’Italia, senza dimenticare i luoghi d’origine.
Quei luoghi di silenzio, meditazione, raccoglimento e memoria, in cui sono sepolti, ma palpitano ancora nel cuore,
i ricordi più cari.
Le istantanee che vedrete in questa raccolta, una cinquantina circa tra le centinaia che ho raccolto negli anni, le ho scattate spesso in fretta, con mano tremante e con l’ansia che mi perseguita da decenni, in tanti anni di peregrinare per l’Italia. Arrivato per lavoro o per diletto in nuove città e borghi, appena potevo facevo una visita ai cimiteri locali, piccoli o più estesi che fossero: non sapevo certo in anticipo quello che avrei visto e provato, ma ogni volta mi sono lasciato guidare dall’intuito. L’attrezzatura è sempre stata povera: fotocamere a pellicola da pochi soldi, poi qualche apparecchio digitale. Ultimamente anche lo smartphone.
I cimiteri sono luoghi d’arte, popolare e contemporanea. Me lo dissero i frati francescani: se vuoi conoscere una città, la sua gente, va in cimitero: come trattano i morti trattano anche i vivi.
Queste immagini sono solo una esigua parte di un archivio immenso, sepolto qua e là tra scaffali e hard disc: ho imparato a disegnare soprattutto così, ricopiando alla mia maniera e lasciandomi sedurre, artisticamente parlando, dalle avvenenti figure angeliche e dalle grafiche gotiche, liberty e deco delle tombe. Per un periodo ho amato di più le donne di pietra di Staglieno che quelle di carne.
Non è una bella cosa, ma devo ammettere che la Sindrome di Stendhal, la vertigine estetica, mi ha colpito almeno un paio di volte, forse più. Davanti a un paio di monumenti esposti alle intemperie che ho voluto fotografare e riportare anche qui. E che dal vivo, visti di fronte, con la loro eterna coperta di polvere, fanno ben altro effetto che rappresentati in una innocua fotografia.
Le tombe sono l’immagine terrena che rimarrà di noi, della nostra vita. Gran parte di quello che sappiamo delle civiltà del passato lo abbiamo ricavato dalle sepolture, ricche ma soprattutto misere.
Devo ringraziare tanti amici, soprattutto artisti, che mi hanno insegnato il valore della Bellezza, talora aumentato dalla corruzione che subisce nel tempo. Uno su tutti, lo squisito artista veneziano che, quella volta che (eravamo ancora giovani) siamo andati in Liguria, a Cairo Montenotte, per partecipare a una Danza macabra, durante il viaggio di andata mi disse: «Paolo, tornerai a Venezia da solo, io proseguirò per la Francia; quando ripassi per Genova fermati a Staglieno, il cimitero monumentale. Lo devi assolutamente vedere».
Solo in seguito capii che un artista può avere due vite: una prima di aver visto Staglieno e una, ben diversa, dopo averlo visitato.
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