La baia

Al largo, sorpreso da una tempesta improvvisa, un uomo è colpito da un fulmine. Al risveglio, si scopre ferito e alla deriva a bordo di un kayak. «La sua memoria è come un mazzo di carte caduto a terra», non ricorda più chi è né perché si trovi in mare. Poi, a poco a poco, un’immagine riaffiora: una donna incinta che lo aspetta sulla costa; mentre la voce di suo padre inizia a pungolarlo, sussurrando nel vento. L’uomo dovrà affidarsi al proprio istinto e sopportare il dolore accecante di un corpo menomato per provare a posare di nuovo i piedi sulla terraferma, il cui profilo scuro appare e scompare all’orizzonte. Distillando momenti di calma e di tensione, con una prosa tersa, volubile come il moto delle onde – paragonata a quella di D.H. Lawrence per senso del ritmo e di Dylan Thomas per immediatezza lirica –, Cynan Jones rielabora in chiave originale il tema della lotta per la sopravvivenza, e del rapporto tra l’uomo e le forze incontrollabili della natura.

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