L'ARTE DI CAMBIARE: Da bisogno a desiderio dell'altro

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L'ARTE DI CAMBIARE: Da bisogno a desiderio dell'altro
Autore
Enrico Valente Enrico Valente
Pubblicazione
15/04/2020
Valutazione
1
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Assoggettati a una macchina produttiva che fa dell'ambizione e dell'ansia da riconoscimento il suo eterno motore la condizione esistenziale dell'uomo moderno appare mai come prima d'ora inautentica e priva di senso. Il bisogno di trovare un rimedio spinge il nostro essere ad attivarsi in direzioni apparentemente opposte: da una parte alla ricerca del piacere ammaliante dell'amore che consente di liberarci dal peso della nostra dimensione individuale annichilendo i sensi ed evocando dolci e rassicuranti vissuti infantili, dall'altra verso un percorso di inconcludente affermazione personale voluto da un Io ipertrofico affamato di apprezzamenti e di conferme del proprio valore.
Due condotte a prima vista antitetiche ma che attingono nutrimento dalle stesse radici: quelle del bisogno dell'altro, della impossibilità di farne a meno per nutrire la nostra autostima, per sentirci appagati e realizzati come individui.
Ma un'esistenza che miri ad espandersi e che voglia fare della gioia lo scopo supremo nella vita, non può restare per sempre aggrappata alle proprie certezze, ancorata ad un presente senza futuro dove a farla da padrone è solo il nostro bisogno inesauribile di conferme. Ed è proprio nella dialettica tra bisogno di stabilità e desiderio di cambiamento che entra in gioco la relazione con l'altro che lungi dal costituire la risposta alle mie insicurezze mi offre un'opportunità di trascendenza che spezza le catene del bisogno e spiega le ali del desiderio.

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Enrico Valente

Un buon lavoro!Enrico Valente

"L'arte di cambiare - Da bisogno a desiderio dell'altro" è un saggio di Enrico Valente in cui l'Autore, con quello che io definirei spirito lacaniano, mette insieme ed elabora una serie di riflessioni di illustri filosofi, che ruotano intorno al tema del desiderio come problema filosofico/antropologico e che hanno fatto di esso uno dei passaggi chiave del loro pensiero. La filosofia da sempre si interroga su cosa sia il desiderio e su che ruolo abbia nell'esperienza umana. Quello che Valente evidenzia negli autori citati nel testo, è il ruolo prelogico ma non irrazionale che il desiderio e le emozioni assumono e dalla sensazione che noi, abitanti non pacificati delle società contemporanee, manchiamo di qualcosa di fondamentale: il piacere. Un piacere che non ha niente a che fare con l'estasi sfrenata o con certe tristi feste dei nostri tempi, e molto invece con la fruizione gioiosa dell'esistenza. Questo piacere (di cui risuonano le parole antiche di Epicuro) ci manca perché siamo assoggettati, forse come mai prima d'ora, a una macchina produttiva che fa del desiderio, dell'ambizione, dell'ansia di riconoscimento, il suo eterno motore. La distruzione di questa macchina sociale non avverrà certo in teoria, ma la teoria può contribuire a identificare almeno i dispositivi, al contempo psicologici e sociali, che ci tolgono la forza di resisterle. Il contributo che questo libro cerca di dare è duplice: innanzitutto, si tratterà di formulare una critica del desiderio e del suo uso politico inteso nel senso etimologico di partecipazione alla vita sociale e civile (secondo Aristotele l'uomo è un animale politico); poi, di mostrare in quali modi il piacere possa risultare un antidoto potente contro l'asservimento al desiderio messo al lavoro per giungere al fine ultimo del cambiamento. Il desiderio è rivelatore di una coscienza agente irrazionale o meglio prerazionale, il "cogito" cartesiano si esaurisce nelle "cogitationes". Attraverso il pensiero di Sartre si giunge all'allargamento del cogito alla sfera della emozioni, elaborando l'idea che il sé sia fondamentalmente desiderio di unità. Con la constatazione della sostanziale molteplicità del soggetto è venuta meno l'idea di individuo formatasi nella modernità. Questo sgretolamento ha aperto all'indagine un ambito della coscienza del tutto estraneo all'esser cosciente della coscienza (e al suo essere autocoscienza). Per poter render conto di questo ambito si è imposta, infine, la necessità di sospendere, mettere tra parentesi, il classico argomentare della filosofia che trova così, attraverso il tema del desiderio, il limite alle sue possibilità. Questo limite chiama all'autosospensione la ragione e può essere oggetto di indagine. In conclusione, questo saggio affronta, con un linguaggio relativamente semplice e non solo filosofico, alcuni temi che interessano l'uomo la cui esistenza è un umanismo, nel senso che l'uomo è tale in quanto esito di una progettualità che non può avvenire se non in relazione con l'altro uomo. L'esistenza non è più un qualcosa di assoluto ma qualcosa che è condizionata dai desideri, dai bisogni, dalle paure, dalle ansie, dalle speranze che concorrono ad evidenziarne i suoi limiti se non addirittura l'assenza di significato, perché noi, solo noi, diamo un senso alle cose: da questo punto di vista la libertà e il cambiamento, che ne è una delle espressioni, appare come qualcosa che non può avere un limite in quanto è essa stessa a dare significato a ogni singolo aspetto dell'esistenza. Un buon lavoro, consigliato a chi "mastica" un po' di filosofia e non solo. (Luisa Debenedetti)

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