I vestiti che non metti più
- Autore
- Luca Murano
- Pubblicazione
- 01/09/2021
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Recensioni e articoli
I vestiti che non metti più di Luca Murano | Recensione — Luca Murano
I vestiti che non metti più è un titolo fuorviante quanto metaforico: i racconti della raccolta di Luca Murano narrano di situazioni tra le più disparate, così passiamo dalla lettera di scuse di un padre sciagurato che, da alcolizzato, passa ad essere dipendente dal cioccolato (L’amore ai tempi del cioccolato), al racconto di un battibecco che ha come argomento l’Estathè (L’insostenibile insensatezza dell’Estathè alla pesca). Eppure, per quanto ricchi di ilarità e senso dell’umorismo, i racconti di Luca Murano sono tutti caratterizzati da un’atmosfera come di sospensione: Murano dà ai suoi personaggi la tregua. Leggi tutta la recensione
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Commento dell'autore
In verità, non ho mai scritto questo libro. O meglio, non l'ho mai concepito nella sua interèzza. Ho sempre avuto grande feeling con le short stories, e nel 2018 è uscita la mia prima antologia "Pasta fatta in casa - sfoglie di racconti tirate a mano" (Bookabook). Dopo questo esordio, però, ho deciso di cimentarmi col mondo variegato ed in continuo fermento delle riviste letterarie italiane. In questi ultimi anni l’universo di cui fanno parte queste riviste, così come quello dei collettivi di scrittura, è in costante crescita e il loro ruolo all’interno del panorama editoriale è sempre più autorevole. Non più, e non solo, palestre per gli aspiranti scrittori, bensì realtà tangibili e originali dove fare letteratura e scoprire nuova narrativa.
A inizio 2021, poi, legando insieme alcuni racconti per omogeneità di tematiche, senso d'urgenza e atmosfere, ho lentamente realizzato che potessi aver fra le mani abbastanza materiale per un'altra silloge. Successivamente, con il prezioso aiuto di Laura Montuoro dell'agenzia letteraria Grafein l'idea di questo libro ha preso definitivamente forma e, nei mesi successivi, dopo l'incontro con l'editore Dialoghi, si è trasformata nel libro che avete davanti.
E se "I vestiti che non metti più" è nato lo deve fondamentalmente a questa scena. Ad alcune di queste riviste, quindi, i miei ringraziamenti più sinceri: “biró”, “Bomarscé”, “CrunchEd”, “Dalla Finestra”, “Downtobaker”, “E(i)sordi”, “Grande Kalma”, “Il Fuco”, “Inchiostro”, “Liberi di scrivere”, “Malgrado le mosche”, “Mirino”, “Quaerere”, “Risme”, “Rivista Blam!”, “Rivista Waste”, “Spazinclusi”, “Streetbook Magazine”, “Three Faces”, “’'tina”, “Voce del Verbo”, "L'OttavO, "Racconti dal Crocevia e “The Bookish Explorer”.
Una gestazione molto poco convenzionale, insomma, ma altrettanto soddisfacente.
La mission di questi racconti, se così possiam dire, è tentare di mostrare i protagonisti per quello che sono quando nessuno li osserva (o quando credono che nessuno li stia guardando). Il ritratto che ne vien fuori, però, non è sempre benevolo. Anzi, molto spesso i personaggi vengono filtrati da lenti che ne mettono in risalto difetti, nevrosi e goffaggini più o meno evidenti. Ma è proprio così che, inconsapevolmente, restituiscono autenticità al lettore. La loro vulnerabilità è il fulcro attraverso il quale si declinano queste storie. E per i lettori imbattersi nelle loro vicissitudini sarà un po' come guardarsi allo specchio e provare uno strano senso di familiarità. Come quello che proviamo per un vestito che adoravamo e che ora prende polvere in un armadio di casa...