Fremito

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Autore
maurizio spaziani maurizio spaziani
Pubblicazione
18/12/2018
Categorie
Fremito

Immaginate il Creatore, pensate di essere onniscienti, onnipotenti, onnipresenti:
”Tutto il potere cosmico in un solo pensiero, tutta l’onniscienza, l’onnipotenza e l’onnipresenza per l’eternità eppure l’impossibilità di una sola esperienza diretta. Nulla da conoscere, nulla da scoprire, nulla da sperimentare. Solo immobilità pura”.
Ecco come si racconta l’onnipotente. Deciso a sfuggire a questa immobilità crea la quarta dimensione governata dal tempo e vincolata da una direzione vettoriale con un inizio e una fine, la lascia libera di evolvere fuori dalla sua onnipresenza per portare nuova informazione. Alla fine del tempo questa creatura torna dal suo creatore come ordinato per restituire nuova esperienza. Questo contamina il Creatore violando il suo stato di quiete. Per recuperare la sua superposizione sarà costretto ad osservarsi e tornare al momento in cui genera la sua creatura. Il Creatore non si era mai contemplato nella sua forma, in questo stato sospeso comprende che la sua immutabilità potrà essere recuperata solo diventando parte integrante dell’universo creato.
Si lascia scivolare nel continuum del tempo e ricerca forme di vita. Scorge un giovane pianeta dove la civiltà sta muovendo i suoi primi passi, ora per essere parte di questa esperienza si fonderà con le forme di vita sparse nel suo universo. Quando sarà integrato con la linea del tempo cesserà di essere l’onnipotente, la conoscenza sarà sospesa fino alla fine dei tempi quando ogni informazione sarà parte del suo scibile. Osserva la terra, scorge un gruppo di uomini in cammino e si predispone a penetrare in una di queste forme di vita. In un solo istante è invaso da tutte le sensazioni della quarta dimensione. “Sento: fame, stanchezza, dolore, sto per fondermi e in questo ultimo istante di eterna coscienza una inaspettata domanda mi dilania urlando impazzita: ”E se muoio? E’ troppo tardi, alzo la testa e osservo l’orizzonte infinito, il mio nome è NIMRUD figlio di Kush e sono in viaggio”. Nimrud, un nome che attraverserà il tempo. Il protagonista sta portando la sua tribù verso un nuovo futuro per unirsi ai costruttori della grande Uruk, (siamo nell’antica Sumeria) lo aspetta una vita densa di accadimenti che lo porteranno a scoprire civiltà mitiche ed avanzatissime.
Muore per mano di un guerriero e qui il racconto s’interrompe per riprendere con la storia di un ragazzo che nel suo rituale di passaggio a uomo, da solo nella foresta, riceve improvvisamente tutti i ricordi della vita di Nimrud. Si convince che la morte è per tutti solo un rito di passaggio. Tornato a casa scopre di essere il solo a ricordare la sua vita precedente. Un sacerdote del posto lo interroga e scopre che questo giovane è troppo istruito e conosce idiomi dimenticati. E’ portato a Delfi nella allora capitale del grande Egitto. La sua vita precedente è vagliata e i riscontri sono tutti positivi, diventa consigliere del Faraone(Cheope) e scopre il segreto delle piramidi che da tempo immemorabile, la notte illuminano la valle di Giza con una luce verde che le ricopre rendendole sacre. Riannoda i contatti con le civiltà nascoste e vive una vita in continuo sovrapporsi di passato e presente. Alla sua morte il peso delle sue domande e la sua condizione unica si deposita nella vita seguente. La maturazione intellettuale e la sofferenza per la perdita delle persone alle quali si lega non fanno altro che amplificare il suo senso di solitudine. Quest’ uomo può combattere, amare, avere una famiglia e soffrire per i propri affetti. Il privilegio, che comincia a considerare una maledizione, non gli permette di porre fino al suo peregrinare senza sosta e senza poter abbracciare il regno dei morti. Nella sua esperienza non mancano mondi alieni dove è costretto a ripetere le stesse esperienze in diverse forme di vita. Nessuno è in grado di spiegare la sua condizione, neanche le leggendarie culture che incontra. Lo ritroviamo nella storia come Joshua, giovinetto in un villaggio della Palestina occupato dalla Roma imperiale. Ascoltando i sacerdoti nel tempio decide che l’umanità non merita di vivere all’ombra di un Dio crudele e vendicativo. Crede quindi che il suo destino sia di elevare l’uomo dalla sua condizione di ignoranza e guidarlo verso la verità. Compie un viaggio di venti anni attraverso l’oriente e al suo ritorno fonda un culto basato sulla vera natura divina di ogni essere umano. Al suo seguente ritorno (nelle vesti di Ipazia) scopre che l’uomo continua a vivere per cicli, commettendo le stesse atrocità, nell’ignoranza e nella paura. Il protagonista continua la sua battaglia, voce solitaria in una umanità soffocata dalle proprie urla. Giunge infine in un mondo dove ogni essenza si fonde in un tutto e dove la stessa realtà è determinata dai suoi ricordi, lì comprende i fondamenti di un amore universale che travalica il proprio desidero di autodeterminazione, si lascia finalmente alle spalle ogni domanda e attende la prossima destinazione…
L’opera è strutturata seguendo la linea del tempo a noi conosciuta. I personaggi che si snodano lungo il racconto sono modellati su personaggi storici in un viaggio che in questo primo volume inizia fuori dal tempo e si colloca nel nostro passato. Il secondo volume porterà la storia ai nostri giorni e il terzo determinerà la fine dei tempi con il ritorno del creatore alla sua immutabilità.

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