Salvare i naufraghi

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Salvare i naufraghi
Autore
Alessio Martini Alessio Martini
Pubblicazione
09/09/2021
Valutazione
2
Categorie
Alessio Martini, Salvare i naufraghi

Fronte Russo, gennaio – settembre 1943.

Un treno armato della Regia Marina riceve l'ordine di spostarsi dalla base navale di Jalta al fronte del Don, ma prima che giunga a destinazione, l'armata italiana ivi schierata è già stata annientata ed il treno resta fermo in una sperduta stazioncina.

L’ordine è di aspettare nuovi ordini ed essere sempre pronti a partire: l’immobilità totale in attesa del nulla, un treno con cento marinai a bordo dispersi come naufraghi sulla terraferma.

In un giorno di gennaio, il comandante del treno – il tenente di vascello Ettore Piola – s'imbatte in una ragazza russa: gli ricorda che un ufficiale di marina ha il dovere di salvare un naufrago e lo prega di salvarla, perché è in pericolo di vita allo stesso modo di un naufrago in mare.

La ragazza dice di chiamarsi Svetlana e di essere una studentessa di conservatorio; in seguito si dimostrerà una violinista di talento. Nei mesi che seguono l'ufficiale le chiede molte volte chi sia e perché sia in pericolo e se sia ebrea; ma ottiene solo risposte evasive.

Il potere grande o piccolo che sia, la manipolazione e la fascinazione, l'inganno e la reticenza, dominano i rapporti fra il comandante e Svetlana, i rapporti fra il comandante e gli altri ufficiali presenti sul treno e gli ufficiali tedeschi acquartierati nella stessa città, i rapporti fra il comandante e l’abile servo che fornisce cibo e vestiti alla ragazza. Per di più, i rapporti fra il comandante e Svetlana sono resi evanescenti dalle difficoltà della lingua, si parlano solo in francese, una lingua straniera per entrambi, che l’ufficiale conosce in modo approssimativo.

In quei mesi, la guerra divampa in una carneficina immane, gli orrori si susseguono, sommandosi l'un l'altro, senza che alcuno ne esca assolto. L’equipaggio del treno non partecipa ad alcun fatto d’arme, gli orrori della guerra sono ben presenti, ma sono visti da lontano, sono evocati e narrati.

Il giorno dell’armistizio dell’8 settembre 1943, Svetlana svela la propria identità e salva a sua volta dal naufragio gli uomini che l'avevano salvata otto mesi prima. Ma in entrambi i casi, la salvezza non deriva da un gesto di pietà: è solo espressione del potere e del privilegio ed è figlia di una casualità eccezionalmente fortunata.

Dopo l’armistizio, Ettore Piola entra come ufficiale nei ranghi della Marina Sovietica: non per convinzione politica ma per un caso e per fare una scelta purchessia; la morte lo coglie nell'ottobre del 1955; la sua fine sarà eroica quanto casuale e in quel naufragio non potrà salvare nessuno.

In un giorno di dicembre del 1991, Svetlana conclude la narrazione della propria storia, rischiarata dalla luce tenue e soffusa dei ricordi di una vita: il ricordo dell’amore per Ettore e il ricordo della sua carriera di musicista; ma quella luce arretra di fronte all'ombra del suicidio, la fine di Svetlana sarà il naufragio nel mare della depressione, come anticipa la dedica enigmatica che apre il romanzo.

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Enrica Maria Crimi

Un romanzo di guerra appassionanteEnrica Maria Crimi

"Salvare i naufraghi", una lettura che ci porta a rispondere a una domanda complessa e profonda, che ci fa sentire come naufraghi della vita, che si chiedono: meglio annegare o fidarsi della mano di uno sconosciuto? La mano, in questo caso, del comandante Piola, si è rivelata la salvezza della bellissima Svetlana. Questo racconto, ambientato nel 1943, è una testimonianza storica di un momento legato alla spedizione condotta dagli italiani in Russia durante la seconda guerra mondiale, che ci insegna che se si evita l'indifferenza sicuramente si sarà fatta la scelta giusta. Alessio Martini si rivela uno scrittore raffinato ed estremamente attento ai dettagli storici, scrive come se avesse uno scalpello fra le mani e costruisce nella nostra mente i personaggi e dà vita alle emozioni attraverso un perfetto connubio tra verità e umanità. La verità fa male, ma l'umanità la addolcisce. Cominciare a sfogliare "Salvare i naufraghi" è come partire per un viaggio di cui non sai la destinazione, ma per il quale basta portarsi dietro un cuore aperto, per accogliere una storia che merita di essere raccontata e, dal cui racconto, se ne esce, inevitabilmente, cambiati.

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