UNA VOCE PARTICOLARE
- Autore
- Stefania Cenci
- Pubblicazione
- 26/07/2021
- Categorie
Quante dipendenze si possono avere nell’arco di un’esistenza? Non ne esiste un numero preciso, tantomeno sono di un’unica tipologia. Paola, per esempio, ha una dipendenza dai cannabinoidi.
Una dal cortisone. E un’altra dalla musica. Non ne è consapevole in un primo tempo: utilizza le canne per rilassarsi insieme al marito, quando la figlia piccola è a dormire, mentre usa il cortisone per tenere a bada la forte asma. Non sa che la loro combinazione può portarla ad avere alcune psicosi. La musica, poi, è la chiave per estraniarsi ancor più da un reale certe volte noioso, troppo spesso opprimente. Non crede di fare niente di male, è solo un metodo per distendersi, pensa mentre si accende uno spinello ascoltando i suoi cd preferiti.
Solo quando la musica inizia a trasformarsi in rappresentazione mentale, quando la voce del suo amato Neffa si fa messaggio per i suoi pensieri più cupi, allora Paola inizia a rendersi conto che qualcosa non va. Quel che in un primo tempo era visto come un passatempo, un divertimento, adesso le appare come la causa di un’ossessione: le voci le parlano, le voci la comandano e rischiano di mandare in frantumi tutta la sua vita. La allontanano dal marito André e la portano persino in città distanti, dietro promesse mai esaudite, sulla scia di minacce neppure velate. Sceglie così di farsi ricoverare, di andare a fondo per comprendere meglio i propri limiti e la causa delle proprie paure. Non è un percorso facile, lo sa benissimo, è mettersi a nudo e provare ad accettare ciò che vede. Cosa ne esce fuori? La vera Paola. Saper riconoscere i problemi, accoglierli, vedere il perimetro del dolore masticato ogni giorno - sopratutto quello autoinflitto - è l’unica strada possibile per imparare a educarsi. Questi sono i cammini, gli insegnamenti più importanti: attraverso la sofferenza e la consapevolezza si può riuscire a tornare alla vita, a saper stringere le parti migliori e lasciar defluire quello che non serve. Quello che si trasforma in ostacolo per raggiungere la felicità.
Una dal cortisone. E un’altra dalla musica. Non ne è consapevole in un primo tempo: utilizza le canne per rilassarsi insieme al marito, quando la figlia piccola è a dormire, mentre usa il cortisone per tenere a bada la forte asma. Non sa che la loro combinazione può portarla ad avere alcune psicosi. La musica, poi, è la chiave per estraniarsi ancor più da un reale certe volte noioso, troppo spesso opprimente. Non crede di fare niente di male, è solo un metodo per distendersi, pensa mentre si accende uno spinello ascoltando i suoi cd preferiti.
Solo quando la musica inizia a trasformarsi in rappresentazione mentale, quando la voce del suo amato Neffa si fa messaggio per i suoi pensieri più cupi, allora Paola inizia a rendersi conto che qualcosa non va. Quel che in un primo tempo era visto come un passatempo, un divertimento, adesso le appare come la causa di un’ossessione: le voci le parlano, le voci la comandano e rischiano di mandare in frantumi tutta la sua vita. La allontanano dal marito André e la portano persino in città distanti, dietro promesse mai esaudite, sulla scia di minacce neppure velate. Sceglie così di farsi ricoverare, di andare a fondo per comprendere meglio i propri limiti e la causa delle proprie paure. Non è un percorso facile, lo sa benissimo, è mettersi a nudo e provare ad accettare ciò che vede. Cosa ne esce fuori? La vera Paola. Saper riconoscere i problemi, accoglierli, vedere il perimetro del dolore masticato ogni giorno - sopratutto quello autoinflitto - è l’unica strada possibile per imparare a educarsi. Questi sono i cammini, gli insegnamenti più importanti: attraverso la sofferenza e la consapevolezza si può riuscire a tornare alla vita, a saper stringere le parti migliori e lasciar defluire quello che non serve. Quello che si trasforma in ostacolo per raggiungere la felicità.
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Commento dell'autore
Ho scritto questo romanzo autobiografico come necessità, volevo mettere un punto a tutte quelle vicissitudini che avevo vissuto. Ho lavorato parecchio per metterlo insieme coerentemente ma non ho fatto tutto da sola. Un editor mi ha aiutato a capire qual'era la strada giusta da seguire. Il resto è venuto da sè. Scrivere le mie dipendenze non è stato facile e non conoscevo nulla di narratologia ma mi sono sfregata le mani e ho iniziato a studiare, cosa che continuo a fare. Questo libro vuole dare voce a chi come me è attanagliato da varie patologie ma vuole anche far conoscere come può essere la vita di una casalinga che aveva dei sogni. Spero vi piaccia.
Stefania