Refusi di viaggio

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Refusi di viaggio
Autore
Carmen Talarico Carmen Talarico
Pubblicazione
19/07/2022
Valutazione
1
Categorie
Gli incontri non capitano mai per caso. Alcuni ti fanno respirare bellezza con un solo sguardo che non dimentichi più, altri ti scompigliano i pensieri e ti prendono le ore, altri ancora ti disordinano le emozioni che ti entrano nella pelle e ti mettono a nudo. E proprio quello accade ad Ada, una giovane archivista storica, e Otto, un bizzarro critico d'arte. Un incontro, un'amicizia, un imprevisto e un'attesa, sono i sapori del romanzo, che veste i colori caldi e agrodolci d'autunno e che illuminano l'incanto senza tempo di Pisa.

Carmen Talarico Commento dell'autore

PRESENTAZIONE DELL’OPERA

Il mio primo racconto è venuto alla luce! Tre anni fa radunai le mie inquietudini e iniziai il mio viaggio interiore imperfetto, a tratti disordinato, ma impastato di tante stelle. Mi lasciai inquietare dagli eventi che mi provocarono domande per non restare intorpidita dal quotidiano e per mantenere vivo lo stupore. Il libro ha il sapore di questo viaggio. Gianni Rodari, saggiamente, mi ricorda che «Gli errori sono necessari, utili come il pane e spesso anche belli: per esempio la Torre di Pisa». Non è un caso che il teatro del racconto sia un caffè bistrot, peraltro reale, che si affaccia sulla Piazza dei Miracoli e con la vista sulla Torre Pendente. Lo stesso titolo del racconto nasce da un errore di viaggio. In una uggiosa mattina autunnale, chi doveva condurmi verso la destinazione richiesta, si scusò per essersi diretto nella direzione opposta. «È solo un refuso di viaggio!», risposi d’istinto. Quell’inversione di rotta mi suggerì il titolo del racconto. La musica classica ritorna ad essere la colonna sonora della mia scrittura, proprio come lo è stata nel mio libro di esordio. Il giorno in cui le prime righe di questo racconto presero forma, al Teatro Verdi di Pisa si diffusero le note dell’Aria «E lucevan le stelle» de la «Tosca» di Giacomo Puccini. Ho scelto di dedicare le parole più intense dell’opera al capitolo più inquieto del racconto. Dei libri che lo hanno preceduto, silloge poetiche, il racconto ha la stessa delicatezza e forza delle radici; si uniscono la resilienza e la potenza della fragilità nella trasformazione. È per questo motivo che il racconto si apre e si chiude con brevi versi che vogliono essere, al contempo, un omaggio alle radici della mia scrittura di anima: la poesia. A chi leggerà questo libro auguro di dare luce alla propria unicità, coltivando con tenacia i propri sogni. Sempre!

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