Figura inafferrabile, per lo più ferina, Umm-El-Banine Assadoulaeff, cresciuta nell’alcova dell’alta borghesia azera, giunge a Parigi nel 1924. Non ha neanche vent’anni, un matrimonio imposto alle spalle, una vita segreta tra i veli di Istanbul. La sua bellezza è fatale, l’intelligenza feroce: al carisma di Banine bastano pochi cenni, lievi arguzie, per irrompere nei salotti parigini. Tra gli amici – o fuggevoli amanti – figurano André Malraux, Nikos Kazantzakis, Henry de Montherlant; la passione più potente – ricambiata con il gelo degli affetti elettivi – la riservò a Ernst Jünger, a cui dedica tre libri. Sostanzialmente fanatica, d’indole estremista, Banine frequentò gli eccessi della carne e le folgori mistiche, l’eros che acceca e la ferocia dei devoti. Morì vecchia, per sempre audace, nel 1992. Il suo libro più bello, efferato, efficace, visto il nitore morale di Banine, è Ho scelto l’oppio, il diario di un’abietta che sceglie la via del cristianesimo. Con il linguaggio carnale della mistica, della provocatrice impenitente, Banine racconta la sua ascesi verso il battesimo ma soprattutto l’epica della sua ultima impresa, la più vertiginosa: sedurre Dio.
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