“Elinor cammina lentamente lungo il corridoio, la mente lontana dalla signora Parker e dalla sua sciocca festa per la sua sciocca figlia. Forse rivedrà Edward, dopo tanto tempo. Arrivata di fronte alla porta del suo appartamento si ferma, senza aprirla: gli occhi chiusi, le poche immagini di lui che ricorda a scorrerle nella testa una dopo l’altra, il battito del cuore un po’ accelerato e una specie di calore che le si diffonde dentro. Oh, Edward”.
Sono Elinor Beckett, ho quasi trent’anni e da dieci amo lo stesso uomo, anche se lui non lo sa. La mia vita è il Norland Hotel: lo dirigo, lo proteggo, ci abito, anche se non è più mio, come non è mio quell’uomo che sta per tornare qui, ma non è da me, che torna. Però io resto ferma, in attesa, inesorabile, come mi diceva lui, e prima o poi, prima o poi, sarà mio. Per sempre.
“Lui ha ancora gli occhi chiusi, e Marianne fissa quel bel viso con la bocca aperta, i denti bianchissimi, il petto ampio e liscio che sussulta nella risata, e la sensazione torna, il maledetto insetto intrappolato che si agita alla bocca dello stomaco, la saliva azzerata, l’affanno: finalmente lo riconosce, il desiderio”.
Mi chiamo Marianne Beckett, vivo e lavoro al Norland Hotel, che amo e odio insieme. Tutti mi dicono che sono bellissima. Presto o tardi me ne andrò da questa cittadina che mi fa mancare l’aria, e andrò a vivere a Londra: sarò ricca, rispettata da tutti, e amata da un uomo eccezionale, che mi trascinerà in un vortice di emozioni. L’ho appena incontrato, so che è Lui, quello che realizzerà tutti i miei sogni. E non permetterò a un’infatuazione di bambina di mettersi tra me e il luminoso futuro che mi attende.
Age of sensibility è liberamente ispirato al romanzo “Ragione e Sentimento”, di Jane Austen, declinato in chiave contemporanea.
Tropes:
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