Da dieci anni a questa parte, sotto l’attenta direzione creativa di Vinicio Capossela, nell’alta Irpinia si è ripetuto un singolare rito collettivo chiamato Sponz Fest: alla fine di agosto, quando le giornate si accorciano e la malinconia prende il posto dell’estate, da tutta Italia migliaia di persone si mettono in cammino per raggiungere una zona fuori mano e poco conosciuta della Campania interna, al confine con la Puglia e la Basilicata. E lì, a Calitri e dintorni, li accoglie lo Sponz Fest, progetto pensato per riconferire a queste terre spopolate da un’economia rapace la dignità di luoghi culturalmente abitabili, sostituendo al vuoto lasciato dal consumismo il senso di un locus vissuto da una comunità.
Sponz, che viene dal verbo in dialetto locale «sponzare» (imbevere, inzuppare, ammollare), fa riferimento alla perdita di rigidità di chi si è appunto ammollato (come il baccalà); non si tratta di un festival tradizionalmente inteso, ma di una festa – Fest, appunto: perché lo Sponz Fest è il luogo in cui i confini sfumano e le collisioni diventano possibili. Tra concerti, laboratori, escursioni e incontri in luoghi insoliti (boschi, piazze, vicoli, fiumi, cascate, fontane, montagne), dal tramonto all’alba i partecipanti e gli ospiti sviluppano un tema di volta in volta diverso, in puro spirito di «sconfinamento».
Così anche questo libro, attraverso foto, documenti d’archivio, testi e testimonianze originali di decine di participanti al festival, vuole superare la separazione dei generi per offrire un racconto collettivo quanto mai vicino all’esperienza rituale che Vinicio Capossela ha immaginato.
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