La casa in collina è il famoso romanzo dello scrittore Cesare Pavese, scritto tra il 1947 e il 1948.Nel romanzo Pavese affronta, come già aveva fatto con Il carcere, il tema della solitudine e della impossibilità di partecipare alla storia senza più compromessi o giustificazioni.
Le parole-tema indicate nel titolo, casa e collina, servono come collegamento per inquadrare l'intera vicenda. Sullo sfondo della "collina", che all'inizio del romanzo viene presentata come il luogo ideale per escludere gli avvenimenti della guerra che invece colpiscono la città, vi è il tema complementare della "casa" con i suoi ristretti valori di sicurezza e di chiusura verso il prossimo.
Il tema della fuga che conclude il romanzo serve a denunciare i rimorsi del protagonista che nemmeno il monastero, con la sua pace apparente, può allontanare. Le immagini di morte e di sangue che Corrado trova leggendo il breviario che riporta la storia dei santi serve ad acutizzare ancora di più il suo malessere.
La ricorrenza dei termini come terrore, fuoco, orgasmo, dolore, orrore, che si trovano nei capitoli finali del suo ritorno a casa sembrano, come scrivono Marziano Guglielminetti e Giuseppe Zaccaria, «] descrivere una sorta di viaggio attraverso l'inferno, viaggio che costituisce il momento di prova e, insieme, la sola possibilità di purificazione per il protagonista».
Nelle pagine conclusive del romanzo l'autore sembra voler mettere in discussione il senso di quella guerra civile che aveva visto i partigiani contro i fascisti e i repubblichini, ma, come dice Guglielminetti,[5] «I "repubblichini", in questa prospettiva, diventano "certi morti" e si spogliano quindi di ogni connotazione politica o morale, tipica della narrativa e della memorialistica di argomento resistenziale; la "guerra civile" è la "guerra" senza distinzioni di sorta... Pavese intende porsi al di fuori di un discorso esclusivamente politico. Più in particolare, egli respinge adesso ogni tipo di ideologia progressista e consolatoria, ed insiste, invece, sull'assurda irrazionalità della guerra, che mette a nudo l'impotenza dell'uomo"».