«Cantautore? Lo sono, sì. Ma è un termine vago, che non definisce nulla. Se proprio fa comodo un'etichetta, preferirei si dicesse trovatore.»
Uomo schivo, scrittore colto, affabulatore, filosofo, cantautore, trovatore: quale tratto di De André scopriamo nella sua poetica? E quale, invece, ne rispecchia al meglio la dimensione privata? Per svelare l'uomo oltre il personaggio pubblico, Claudio Sassi e Walter Pistarini hanno raccolto quarant'anni di interviste e lunghe conversazioni nelle quali De André scioglie i nodi della sua personalità, i temi che gli sono cari, gli amori e gli affetti, i dubbi e le paure. In queste chiacchierate, che a volte hanno quasi il sapore di una confessione, il grande cantautore genovese parla di questioni private, come il suo rapporto con la Sardegna (da luogo del sequestro a meta di una ritrovata serenità), la sua insofferenza per le esibizioni canore e molto altro. Quello che emerge è il ritratto di un uomo complesso e profondo, che ha fatto della sua arte un modo di esprimere il proprio impegno sociale, nel tentativo di dare voce agli ultimi e mostrare come ci sia «ben poco merito nella virtù e ben poca colpa nell'errore». Ho paura di fare il poeta è un viaggio intimo in una delle menti più lucide, scomode e amate della musica italiana.
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