Una giovane vagabonda, fiera e ribelle, diventa oggetto di contesa sessuale in un gruppo di clochard, unica regina tra soli uomini, su uno sfondo di angoscia e pareti di cartone. Una donna vittima di bullismo e incapace di una relazione sana con l’altro sesso, incalzata da movimenti oscuri della sua immaginazione, finisce col credersi coinvolta in un caso criminale. Un marito, una moglie, un’amante, costretti a fronteggiare i propri demonî in un mondo di incertezze e di attese glaciali, scivolano verso una separazione inevitabile e insieme impossibile. Tre colleghe in vacanza a Shanghai si confidano esperienze sessuali in cui si insinuano con prepotenza equivoci, imbarazzi e traumi lontani. Una ragazza intrappolata in una famiglia e in un lavoro opprimenti fa sogni terribili, in cui si intersecano l’odio per il patrigno presente e l’adorazione per il padre naturale mai conosciuto. Un’insegnante di scuola elementare sprofonda in un irrefrenabile amore proibito su cui piomba, inatteso, un evento fatale. La figlia di un noto scrittore appena scomparso ripercorre la storia di famiglia fino a una drammatica epifania.
Donne e uomini, sesso e incomunicabilità, eccessi e intimismi, passione e violenza, amore e morte abitano i sette racconti di Natsuo Kirino, «formidabile contestatrice delle istituzioni sacre alla società nipponica» (Il venerdì di Repubblica). Tra personalità multiformi e relazioni umane tortuose, Kirino si destreggia in questi suoi mondi paralleli che si toccano di rado e talvolta deflagrano, confermandosi voce originale della letteratura giapponese di oggi.
All’Avana pernottammo in un vecchio hotel: l’Ambos Mundos. Ikebe mi disse che il nome significava: «I due mondi, ossia quello vecchio e quello nuovo». In fondo descriveva esattamente la nostra condizione. Io e Ikebe potevamo esistere solo dall’altro lato, in un mondo in antitesi con il nostro. C’era qualcosa di più triste e penoso nell’universo?
«Con ogni sua opera, Kirino spinge sempre più in là i limiti umani».
Los Angeles Times
«Le sue pagine sono macchiate di infelicità, frustrazione e incertezza morale».
The Guardian
«Le storie di Kirino sono elettriche, inquietanti e piene di rabbia per le battaglie che le donne devono combattere da sempre, ogni giorno».
Tan Twan Eng
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