Noi, non siamo noi,
ma i capostipiti della nostra Ifigenia in Tauride,
che, tramite la trasmissione di materiale, onomatopeico al derma,
cioè, qualcosa di maschile e di femminile
nel medesimo momento, che,
cadendo da un oblò, nel mare dell’amore, si trasforma,
nello stesso, passionevole calice;
calice che, condiviso
come le lacrime
dalle radici di un salice,
nella glaciazione dei poli opposti,
i quali, unendosi, formano ciò,
che ad oggi è la popolazione mondiale:
c’è chi corre, mentre prima cercava l’oro,
ed ora, alle Azzorre, il traguardo finale:
la riscoperta di Atlantide...
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