CANNONE: Il bene non paga

Il linguaggio è efficace, arriva subito al lettore, il racconto si fa leggere con naturalezza e coinvolge, stessa intensità che da un giallo. Molto buone le descrizioni, che permettono al lettore di entrare nella scena, nei personaggi. Gli ingredienti per catturare l’attenzione e contribuire a fare un buon passaparola, ci sono tutti: il ragazzo buono sedotto; i sentimenti che muovono i fili in questa storia; la donna che seduce e manipolatrice di cui si innamora Sebastiano; l’intento criminoso che si sviluppa e fa vibrare un paesino del nord; il delitto; il dramma familiare; il soprannome con cui è chiamato il ragazzo per via della sua altezza e che caratterizza l’incedere del protagonista nella sua esperienza di vita; la tragedia… ma soprattutto, è una grande metafora che mette l’accento sul fatto che ad essere troppo buoni non conviene mai, difatti, il giovane abilmente utilizzato da Teresa, sarà additato come reo, ingiustamente. La tragica fuga del giovane nel bosco a concludere una vicenda d’amore adolescenziale, e mal corrisposto e che mette la parola fine al suo vivere, sotto i colpi dei carabinieri. La verità salta fuori, grazie ai sensi di colpa della donna di cui si era invaghito Sebastiano, la vera colpevole, che si ucciderà. Ma non ci sarà “lieto fine” per “Cannone”…nessuna giustizia.
È un libro forte, che non manca di niente e mette in luce attraverso la breve vita di Sebastiano, le carenze di una società che premia i più furbi, mentre i “Sebastiano”, ne fanno sempre le spese.

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