Tutte Storie: Vinti, Vincenti e Anime nere

Questa raccolta di storie ha un motivo per esistere.

Ogni pagina, ogni capitolo, ogni evento, sciagura o fantasia che vi sia raccontata ha un fondamento di verità.

Una mattina di Aprile mi trovai a fare un lavoro nell’appartamento di un’anziana cliente, in via Altamura a Milano. Era la classica vecchietta alla Miss Marple a viveva in questa enorme casa con mobili ammuffiti e vecchi giornali accatastati.

"Da quando mio marito è morto” mi disse dopo avermi offerto un orribile caffè “Ho deciso di tirare giù un muro che divideva la sala dalla camera degli ospiti per creare un ambiente più ampio.”

In effetti aveva funzionato. Decine di metri quadrati da trascurare, pensai chinandomi per accarezzare un gatto rosso zoppicante e spettinato. Così, in quel preciso istante, immaginai una versione alternativa de “La strana coppia”, con una vicina appassionata di polizieschi e una vita “in giallo” da condividere.

Buttai giù qualche riga per non dimenticare e "Marta e Agnese" presero vita.

"Storia d’amore", invece, fu scritto in un periodo piuttosto buio della mia vita. Un periodo di tradimenti e desideri di vendetta. Lo reputai un buon racconto e riuscii a farlo pubblicare su un giornale di grande successo.

"Eva nel fuoco" è una versione romanzata di un fatto realmente accaduto e che qualcuno, un giorno, mi raccontò dopo un bicchiere di troppo e una dichiarazione.

"L’altalena" prende spunto da un episodio effettivamente successo che lessi su una di quelle riviste di serie B che si trovano generalmente dal parrucchiere. Il luogo ideale per trovare spunti, a dirla tutta.

In effetti, ad oggi, ci vado quasi esclusivamente a quello scopo.

Il racconto "Gratta e Vinci" nacque nella mia testa quando una persona di mia conoscenza morì prematuramente e sua figlia, nella borsetta della povera defunta, trovò appunto un biglietto vincente da cinque euro pronti per essere incassati.

E se la vincita fosse stata da un milione? Mi chiesi all’epoca dimostrando particolare sensibilità.

"Cattiva reputazione" ha riferimenti a un episodio di cronaca nera degli anni Ottanta.

"Siamo stati bravi" prende spunto da un racconto che ascoltai vent’anni fa da una vecchia seduta su una sedia di legno pericolante una sera, nella campagna emiliana.

"L’anima del nero" è un umile omaggio allo stile di Stefano Benni e "L’ultima scommessa" a quello di Raymond Chandler.

"L’orologio di Eva" prende spunto dal meraviglioso brano Ho conosciuto il dolore di Roberto Vecchioni.

"La moralità di un guardone" lo concepii una sera, in cucina, quando mi voltai per chiudere la persiana dopo essermi versato un bicchiere di rosso e vidi, dall’altra parte della strada, una donna al terzo piano con le tette al vento intenta a vestirsi davanti alla finestra spalancata.

"2087", una versione futuristica e distopica delle BR, è il plausibile seguito di un romanzo attualmente in fase di valutazione da parte di giornalisti addetti ai lavori, intitolato “2084”.

La storia intitolata "Otto", forse quella che preferisco, non si rifà a niente. Solo al malessere di un’esistenza infelice che trova nuova linfa in una mano fortunata.

Il destino di tanti, immagino.

Quindi, forse, Otto si ispira a noi:

Vinti, Vincenti e Anime nere.

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