«Nell’immediato dopoguerra a Lecce era facile trovare degli artigiani e qualche popolano di cultura medio-bassa, di mezza età, che citavano versi dialettali di Giuseppe De Dominicis imparati a memoria, senza lettura, per trasmissione orale, dai vecchi ai giovani, da amico a amico […]. Voglio dire che una quarantina di anni fa a Lecce, quando era ancora viva la cultura pedonale, quella città percorsa e percorribile a piedi o in carrozzella [… ] e gli accadimenti si trasmettevano nell’aria da un punto estremo all’altro […] Pietru Lau e Capitanu Bracca (pseudonimo dialettizzato da Capitano Black di De Dominicis) erano nomi correnti […]. La cultura popolare aveva inconsciamente confuso la figura poetica di Pietru Lau col poeta creatore, passato anch’egli alla mitologia popolaresca come patrimonio indigeno» (da Ennio Bonea, “De Dominicis Capitan Black (1869-1905)”, apparso sulla rivista della Banca Popolare Pugliese nel marzo del 1985
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