Bea vita a Nordest


«Sulla porta dello studio era installato un meccanismo d'apertura elettrico. Premendo un pulsante rosso, il chiavistello scattava rumorosamente. Appena quel Clack! echeggiava nell'aria, dalla stanza dell'amico-collega partiva una frase in dialetto veneto. Sempre la stessa, tutte le sere: Bea vita! Bella vita. Sottintendeva che uscivo presto. Che mi preoccupavo abbastanza poco di rivedere atti, controllare fascicoli, studiare sentenze. Meno di quanto avrei dovuto? Di certo meno di lui».



In un racconto pubblicato per la prima volta nel 2010, Romolo Bugaro illumina un pezzo di Italia a cui questo paese piace così com'è.

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