Una terribile libertà. Ritratto di Annemarie Schwarzenbach (La cultura)

Annemarie Schwarzenbach ha attraversato la sua epoca come una meteora, la cui scia infuocata è visibile ancora oggi. Scrittrice eclettica di romanzi e racconti, reportage e articoli politici, fotografa di talento e archeologa, non ha mai smesso di fuggire dalla gabbia dorata costruita attorno a lei da una famiglia borghese e da una madre troppo ambiziosa, troppo amorevole e troppo dura. La sua evasione si è trasformata in un viaggio interminabile, a partire dalla Berlino degli anni trenta, vissuta al fianco degli enfants terribles Klaus ed Erika Mann, con cui ha condiviso l’insaziabile aspirazione a una libertà senza compromessi, l’inesauribile ricerca di assoluto, la lotta contro l’ingiustizia sociale e il nazismo, la sete di esperienze, di eccessi e di scrittura. Un incurabile istinto migratorio l’ha condotta lontano dall’Europa: dalla Russia alla Persia, dagli Stati Uniti della Grande depressione al Congo; una galleria di volti e paesaggi, catturati dalla penna e dalla macchina fotografica, rincorrendo domande ineludibili e incontri fugaci e profondissimi. Un vagabondaggio che si è spinto in ogni luogo e con qualsiasi mezzo, giungendo alle montagne e ai deserti dell’Afghanistan, a bordo di una Ford, in compagnia di Ella Maillart: due donne sole e braccate da un’angoscia che non concede tregua, fra tende di cavalieri dal turbante bianco e steppe che si stendono a perdita d’occhio, agli antipodi dell’Europa dove stava per divampare la guerra. Una terribile libertà – opera irrinunciabile per chi voglia avvicinarsi al mondo di Annemarie Schwarzenbach – insegue la parabola di una gioventù nomade, vorace e sfrenata, segnata dall’oppio e dai tanti internamenti e sorretta da una vitalità disperata e irriducibile, stroncata ad appena 34 anni. Grazie alla scoperta di carteggi e manoscritti Dominique Miermont è riuscita a portare alla luce aspetti del carattere di Annemarie Schwarzenbach rimasti sempre in penombra, a restituire con vividezza il suo sguardo così impregnato di umanità e umanismo. Uno sguardo che tradisce il coraggio sovversivo di una giovane che ha eroicamente opposto lo scudo dello spirito a tutte le sue debolezze e dipendenze, divenendo il paradigma della donna moderna. Una figura contradditoria, ribelle, tra le più affascinanti del Novecento.

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