Voci dal fondo

(...) Si può compiere un percorso a ritroso, partendo dal fondo come (inconsapevolmente?) invita a fare il titolo e rientrando verso l’inizio; così, si possono immaginare gli infiniti passi di medici ed infermieri verso le corsie e le stanze, dentro e fuori, con itinerari mai preordinati ma debitori alle urgenze, alle crisi, ai bisogni di vite fragili ed esposte alla fine. Itinerari ripetuti con le stesse ritualità al cambiare degli oggetti/soggetti, perché un letto lasciato libero da una vita (ed una storia) viene immediatamente occupato da un’altra vita (e un’altra storia). Visto da fondo a capo e non da capo a fondo, il libro di Sebastiano Gatto sembra, più che un lavoro sulla nostalgia, un “breviario del distacco”, dove la questione delle terre di provenienza (e qui sì le nostalgie) si stempera nell’avviarsi verso la finitezza, che stacca ciascuno da ogni luogo. Partendo da un’esperienza fenomenologica ispiratrice come quella della migrazione, l’autore giunge con un autentico “viaggio al centro della terra (dell’uomo)” ad una serie di forme interpretative stratificate, con il fil rouge costituito da una pietas latina verso i protagonisti di sofferenze misurate nel corpo e nelle distanze (...).

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