L'uomo di vetro

"La follia era dunque quegli occhi smarriti? Quante volte aveva ucciso? Quattro, cinque volte. Avrebbero potuto essere di più. Molte di più. Aspirava boccate di fumo come fossero le ultime, trattenendo la sigaretta sulla punta delle dita e il gomito in alto. Anche la morte si lasciava ingannare. Quell'uomo era morto e potevo ordinare che ripetesse ogni gesto o parola tutte le volte che volevo. Non mi sarebbe sfuggito alcun dettaglio. Proprio niente. Lui non avrebbe potuto sottrarsi né ribellarsi, né urlare o invocare aiuto. Come le sue vittime. Perché inseguivo quell'uomo? È la chiave di tutto mi disse il poliziotto, cercando di mettermi sulle sue tracce. Una storia dimenticata, avevo replicato con convinzione. Poi..."



L'uomo di vetro è la storia di un piccolo boss pluriomicida, Leonardo Vitale, che confessa i suoi delitti e vuole espiare, ma non viene creduto perché ritenuto pazzo. La confessione è una diabolica strategia dell'inconscio messa in atto da una mente malata, per i suoi detrattori, e non una torbida, raffinata strategia del potere con i suoi collaudati strumenti di esclusione. Tormentato dai sensi di colpa, minacciato dai potenti boss, assediato dai familiari spaventati, costretto a peregrinare da un manicomio all'altro e sottoposto a crudeli terapie come l'elettroshock, Leonardo Vitale poté vivere da pazzo per undici anni, perché il pazzo non ha verità né menzogne e le sue parole non contano niente.



Da questo libro è stato tratto l'omonimo film con la regia di Stefano Incerti e i protagonisti David Coco, Tony Sperandeo e Anna Bonaiuto.



PRESENTAZIONE DELL’AUTORE:

Leonardo Vitale è un enigma irrisolto. Una pagina opaca della storia giudiziaria ed investigativa. Un inquietante mistero, che interroga ancora oggi uomini di chiesa e di legge, psichiatri, psicologi, letterati, giornalisti.



Sant’uomo o assassino, pazzo o savio, mafioso e acerrimo nemico della mafia, leale o traditore: chi fu la gola profonda di Cosa nostra? Commise attentati, compì estorsioni, uccise. Pentitosi, rivela tutto sulle famiglie di Cosa nostra. Parla con la Madonna e Gesù. Fino a che non l’ammazzano, appena dimesso dall’ospedale psichiatrico.



“Sono stato preso in giro dalla vita”, confesserà in un memoriale scritto di suo pugno. E forse è questa la verità. Chi meglio di lui può conoscerla? Una cosa è certa: visse fino a che fu creduto pazzo. Da savio non lo fecero campare che una settimana. Aveva lasciato il manicomio criminale di Reggio Emilia grazie all’intervento di Giovanni Falcone, che lo giudica un uomo dabbene.



Per alcuni la storia di Leonardo Vitale è la prova regina che solo un pazzo tradisce la mafia, per altri l’esatto contrario, l’inconfutabile conferma che la mafia può essere sconfitta con l’aiuto di coloro che ne hanno condiviso gli orrori, le prepotenze, l’estrema pericolosità.



Non è una storia di mafia, è la storia di un uomo costretto a vivere contro la sua natura. Una condizione vissuta da tanti uomini: Leonardo Vitale indossa la camicia di forza sino dalla nascita. La malattia mentale, di cui rimane vittima, la schizofrenia, è l’effetto di un “io” diviso sempre in bilico fra la il “sé” e gli altri, la fuga da una realtà insopportabile.





Un avvincente affresco del mondo e delle regole di Cosa nostra con una inquietante psicologia mafiosa. Ma anche la storia di una follia lucidissima.

[Aldo Forbice]



La storia di un pentito di mafia, della sua solitudine, di una lacerante crisi di coscienza. Ma anche la denuncia del pentitismo di mestiere, spettacolare e strumentale, della violenza mafiosa e dell'indifferenza dello Stato. Un saggio, ma anche un romanzo su una straordinaria, drammatica follia.

[Emanuele Macaluso]

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