I giorni e le notti
- Autore
- Gilbert Sinoué
- Editore
- Neri Pozza
- Pubblicazione
- 22/07/2015
- Categorie
El guapo, come lo chiamano gli amici, ha lo sguardo fisso su una magnifica araucaria di quindici metri, strappata dalla sua Patagonia natale e trapiantata nel salone a colpi di centinaia di pesos.
Il suo volto, però, non emana affatto quell’aria altera, quell’arroganza che gli altri proprietari terrieri della città temono e che piace così tanto, invece, a Flora de Mendoza, la sua giovane, avvenente e ricca fidanzata, l’unica donna in Argentina a poter vantare tra i suoi antenati l’illustre Pedro de Mendoza, il fondatore di Santa Maria della Buona Aria, la bella Buenos Aires.
È da qualche tempo ormai che Ricardo ha un’espressione cupa dipinta sul volto, come se un’oscura pena lo tormentasse. La cura della sua estancia, un allevamento così vasto che lui stesso non ne conosce i confini, i suoi cavalli, le sue mandrie, il pata (il basket a cavallo), le grazie di Flora, tutte le passioni di un tempo sembrano svanite. E tutto questo a causa di un sogno che agita le sue notti, e in cui una donna sconosciuta, appartenente a un’epoca remota, gli si concede di volta in volta ardentemente o disperatamente.
Ricardo ha cercato con ogni mezzo di sopprimere il turbamento che l’assale la mattina, quando si sveglia stremato. Le allucinazioni, però, non soltanto non sono cessate ma hanno cominciato a manifestarsi d’improvviso anche di giorno, e strane predizioni di uno sciamano indiano hanno preso a lasciare profondi segni nel suo cuore…
Opera sull’eternità e sulla predestinazione dell’attrazione e del desiderio, I giorni e le notti ci restituisce un Sinoué «più romantico che mai» (Gala), maestro incomparabile nel narrare dei misteri dell’amore.
«Due amanti che, di vita in vita, non cessano un solo istante di cercarsi…»
Gala
«Un grande romanzo sulla reincarnazione, l'amore, il tempo.»
La Croix
«Un ricco proprietario terriero, uno sciamano indiano, una giovane donna e un amore intenso vissuto tremila anni fa… Sinoué ridesta il mito dell'eterno ritorno.»
Le Figaro
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