Le confessioni di un portantino

Un tempo l'obbligo di leva costringeva molti ragazzi a un anno di sospensione della loro vita per dedicarsi coattamente ad altro. C'era una alternativa al servizio militare (a parte quella ovvia di riuscire a non farlo grazie a malattie, condizioni familiari disagiate o raccomandazioni): il servizio civile, che dispiegava una pletora di possibilità di conoscenza ed esperienza in molti campi, dalla sanità, ai musei, ai parchi naturali, etc.



A suo tempo mi avvalsi del diritto di obiezione e riuscii anche a trovare un ente, la Sovrintendenza ai Beni Culturali di Roma, che era disposto a richiedere espressamente la mia collaborazione come obiettore presso le loro strutture. Invece, quando giunse la cartolina di leva, fui mandato come portantino sulle ambulanze della Croce Rossa Italiana in un posto della provincia laziale. Questo mondo mi era tanto nuovo e alieno quanto io potevo esserlo ai portantini con i quali, per un anno, avrei condiviso vita e lavoro.



Rientrando a Roma per le licenze o i permessi, nessuno capiva quando dicevo che, in fondo, mi ero divertito a svolgere il servizio in ambulanza. Ovviamente non era la consuetudine col dolore e le disgrazie altrui a muovermi a questa opinione, tutt'altro, piuttosto gli eventi inusuali, a volte grotteschi (per non dire surreali) o semplicemente buffi dei quali mio malgrado ero testimone. Così divenne una tappa obbligata di ogni mia presenza in un circolo di parenti o amici il racconto dei fatti più bizzarri, dei caratteri più strani e delle situazioni più inusuali nelle quali ero rimasto coinvolto.



Da lì a decidere di scrivere gli episodi principali il passo fu breve, e, ancora, da lì a collegare questi episodi in una cornice narrativa e descrittiva che li rendesse intellegibili e godibili senza ulteriori spiegazioni il passo fu ancor più breve: in poco tempo approntai un manoscritto che feci circolare fra parenti e amici, e che iniziò a passare di mano in mano in modo incontrollato. Quando un giorno, nel presentarmi a un conoscente di conoscenti, mi sentii dire Paolo Caressa... Ah, l'autore delle “Confessioni” capii che la cosa stava sfuggendo di mano e posi un termine alla diffusione del manoscritto.



Dopo venti anni, cedendo alle lusinghe della mia cerchia più intima, ho deciso di pubblicare quelle pagine, ovviamente dopo aver filtrato il testo “anonimizzando” nomi e toponimi, oltre che alcuni dettagli rivelatori. Il risultato è questo e-book, scritto quando non sapevo nemmeno cosa fossero gli e-book.

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