Michael Jordan, la vita (Vite inattese)

Nel marzo del 1982 un diciannovenne di Wilmington, North Carolina, segnò i due punti che regalarono il titolo nazionale ai Tar Heels. Inizia così la leggenda di Michael Jordan, destinato a trasformarsi di lì a poco in un’icona della cultura americana, capace di trascendere lo sport e abbattere le barriere etniche e generazionali. Il suo stile fu imitato da milioni di ragazzi che sognavano di essere «like Mike», come recitava uno spot del Gatorade, celebre quanto i video girati per la Nike con Spike Lee. Le sue acrobazie e il suo «sesto senso cinestetico» rivoluzionarono la Nba, che MJ disertò all’apice del successo in seguito all’omicidio del padre, per tornarvi dopo due anni e conquistare una serie di primati senza precedenti. Ma per quanto perfetta nelle sue epifanie sul campo, l’immagine di Jordan nascondeva delle zone d’ombra – la passione per il gioco d’azzardo, i contrasti in seno alla famiglia – che questa biografia esplora per tentare di ricomporre la doppia personalità del campione, dalla quale scaturiva quel feroce agonismo con cui soggiogava avversari e compagni di squadra. Di Michael Jordan, l’«arcangelo dei canestri», Roland Lazenby ci offre un ritratto completo, partendo dall’infanzia trascorsa con l’indomito bisnonno Dawson, contrabbandiere di whisky e zatteriere, per arrivare all’avventura deludente come manager, e soffermandosi sull’epopea dei Chicago Bulls, ovvero la cavalcata sportiva più avvincente di ogni tempo.

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