La fuga di Benjamin Lerner

Prima guerra mondiale, Varsavia. Benjamin Lerner, un giovane soldato ebreo dell’esercito imperiale russo decide di disertare. Si rifugia dallo zio Reb Baruch Joseph, a sua volta profugo da uno shtetl occupato dai cosacchi. Nel misero appartamento di Baruch, vivono anche la moglie Toybele e la figlia Gitta.
Mentre marito e moglie si danno ad accesi e coloriti battibecchi, Gitta e Benjamin si innamorano. Ma Baruch sogna di diventare ricco grazie a una serie di progetti improbabili e di dare Gitta in moglie a un uomo ricco e anziano. Dopo un ennesimo scontro con lui, Lerner, non meno irascibile dello zio, decide di andarsene e incontra per caso un vecchio amico scultore, e accetta la sua ospitalità in uno studio frequentato da artisti e disertori. Si avventura fuori dal rifugio e finisce in un campo di lavoro tedesco, dove la bestialità e la crudeltà che regnano anche tra gli internati, a scapito degli studiosi e degli intellettuali, dei più deboli, lo spingono a tentare una rivolta insieme a un altro disertore.
La rivolta fallisce e Benjamin scappa, per ricongiungersi poi con Gitta, a sua volta in fuga dal padre e dal matrimonio forzato. Incontra un ricco ufficiale ebreo che lo convince a seguirlo in una comune che vuole creare nella sua tenuta in Russia, dopo la guerra. Ma anche questo progetto fallirà nel peggiore dei modi per Gitta e Lerner, che finisce in prigione ma riesce a evadere in tempo per partecipare all’assalto del Palazzo d’Inverno.
I.J. Singer non si smentisce, e mette insieme scene succose e divertenti: la dinamica dei battibecchi tra Baruch, Toybele e Gitta è non meno spassosa di quelle che animano la migliore letteratura ebraica. E la litigiosità, non solo comica, che caratterizza tutti i personaggi, non solo ebrei, prepara il lettore al fallimento della comune utopica che sembra essere l’unica possibilità di una vita migliore per tutti.

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