1943: Le Giornate di Napoli

Anno 2015, Napoli. L'anziano medico e scrittore Salvatore Savarese, in occasione di un’intervista rilasciata alla vigilia dell’uscita del suo ultimo romanzo fantasy intitolato “Zoccoli nella polvere”, provocato dal giovane cronista, inizia a raccontare le drammatiche e rocambolesche vicende che, nel 1943 a Napoli, lo coinvolsero assieme alla sua famiglia. Ricordando ogni particolare come se non fossero passati più di settant’anni, desta, col procedere del racconto, l’attenzione del reporter.

Il breve romanzo è il frutto dei racconti raccolti da testimoni che all’epoca avevano la stessa età di Salvatore e che hanno vissuto come lui quei giorni tragici e, loro malgrado, eroici. I nomi sono frutto di fantasia ma alcune delle situazioni, seppur incredibili, sono realmente accadute.



Estratti:



...Napoli non aveva più sangue né carne, pietra o lacrime da offrire a quella guerra che sembrava ancora lunga da passare. Sarebbe bastato questo, direbbe lei, eppure i nostri “futuri salvatori” non furono soddisfatti, poiché il raid più lungo l’avevano tenuto in serbo per il 6 di agosto, solo due giorni dopo quell’immane sciagura.

Iniziò a mezzanotte. Le poche sirene rimaste attive annunciarono un bombardamento che si protrasse, a ondate, per ben dodici ore.

Piovve sul bagnato.

In quel giorno, le teste di ferro si coprirono di una gloria dal sapore amaro...





...I più restarono interdetti non sapendo come interpretare le parole di Badoglio alla radio, sopratutto in riferimento all’ultima frase rivolta alle forze armate italiane: "Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza".

Nonostante fossimo tutti confusi, era abbastanza palese a chi si riferisse.

Più di tutti, questo le apparirà paradossale, lo furono i militari, proprio a partire dai vertici di comando molti dei quali, nel dubbio, nelle ore imme-diatamente successive all’annuncio, pensarono bene di togliere le tende e abbandonare i presidi...



...In tutta risposta, la Wehrmacht reagì attaccando poco più tardi la caserma Pastrengo, bersagliandola con mitragliate dal terrazzo del vicino albergo Universo. Una vera e propria azione d’assalto, poiché quello era solo un fuoco di copertura per i paracadutisti tedeschi che avrebbero dovuto occuparla. I carabinieri al suo interno, comandati dal Ten. Col. Minniti, mobilitarono le armi pesanti che avevano salvato dalla distruzione imposta dai nazisti. Sotto il fuoco delle mitragliatrici tedesche, che bersagliavano ogni angolo di quel fortino, i carabinieri risposero dal cortile, dal terrazzo e dalle finestre...



...«Mamma» mormorò uno dei finanzieri. «Sta dritto, Salvatore!» ringhiò l’altra guardia con lo sguardo fisso negli occhi dei soldati del plotone.

“Non possono farlo” si disse Bruno, mentre avvertì una scossa che lo per-corse lungo la schiena.

«Achtung!». Era una rabbia istintiva quella che iniziò a montare dal profondo del suo animo angosciato nel guardare l’ufficiale che allertava i soldati schierati. Quelli non lo conoscevano. Che potevano saperne di lui, dei suoi progetti? Le parole dell’ufficiale continuarono a investirlo come coltellate. “C’è così tanta gente qui attorno” rifletté, squadrando i tanti civili ancora bloccati attorno alla fontana. “Perchè non intervengono? Quelli sono Carabinieri, e sono pure armati. Che aspettano?”...

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