Fine missione (Supercoralli)
«In Fine missione non c'è nessun eroismo ma ci siamo semplicemente noi: è la nostra vita».
Nadia Terranova, «IL - Il Sole 24 ore»
«Tra le mani di Klay, l'Iraq diventa non soltanto un teatro di guerra ma un laboratorio dell'umano in condizioni estreme. Fine missione ti diverte, ti ferisce, ti squarcia. È la cosa di gran lunga migliore che finora sia stata scritta su questa guerra».
«The New York Times Book Review»
***
Forse nessuno torna da una guerra. Forse anche il ritorno a casa, per chi è stato bravo o fortunato a sufficienza, non è altro che un cambiare fronte, ingaggiare una nuova battaglia; forse non è altro che l'inizio di una nuova missione. La prima storia, che dà titolo al libro, è proprio questo: il ritorno a casa di un reduce. In Iraq ha fatto delle cose terribili: il ricordo di quando, la notte, andavano a caccia di cani che altrimenti avrebbero mangiato i cadaveri ai bordi delle strade non è nemmeno la piú atroce, tra le memorie che lo perseguitano. A casa, in mezzo a gente che non ha idea di dove sia Falluja, ritrova la fidanzata - tra loro una nuova, sconosciuta distanza - e il vecchio cane. Ma l'animale è malato, non gli resta molto da vivere. Il marine ha ancora l'M16: a casa come al fronte dovrà uccidere un cane. La freddezza con cui ha imparato a farlo, diventa quasi un atto di clemenza verso l'amato compagno, uno straziante riconoscimento di come, ormai, lui soldato abbia piú in comune con l'animale che con i suoi concittadini. In Dopo l'azione protagonista è il trauma, la traccia lasciata dalla violenza commessa che si attacca al carnefice e lo perseguita: e come un fantasma, una possessione, si trasmette di uomo in uomo. Ozzie ha assistito alla prima uccisione di un nemico da parte di Timhead. Era il loro primo combattimento, quindi anche la loro prima morte. Ma Timhead ne è sconvolto tanto da chiedere a Ozzie di prendersene il "merito". Cosí, man mano che lo racconta ai compagni che curiosi e spaventati chiederanno com'è stato uccidere un hajji dopo mesi di addestramento, si convincerà sempre piú di essere stato lui il protagonista di quello scontro, al punto di pagarne le conseguenze. Anche quelle morali. Quelle che racconta Klay sono storie che possiedono l'accecante lucore della verità. Sono storie che rivelano la complessa combinazione di burocrazia, noia, cameratismo e violenza che compongono la vita quotidiana di un soldato in guerra; e la solitudine, il rimorso, la disperazione che accompagnano ogni uomo nella vita in tempo di pace.
Nadia Terranova, «IL - Il Sole 24 ore»
«Tra le mani di Klay, l'Iraq diventa non soltanto un teatro di guerra ma un laboratorio dell'umano in condizioni estreme. Fine missione ti diverte, ti ferisce, ti squarcia. È la cosa di gran lunga migliore che finora sia stata scritta su questa guerra».
«The New York Times Book Review»
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Forse nessuno torna da una guerra. Forse anche il ritorno a casa, per chi è stato bravo o fortunato a sufficienza, non è altro che un cambiare fronte, ingaggiare una nuova battaglia; forse non è altro che l'inizio di una nuova missione. La prima storia, che dà titolo al libro, è proprio questo: il ritorno a casa di un reduce. In Iraq ha fatto delle cose terribili: il ricordo di quando, la notte, andavano a caccia di cani che altrimenti avrebbero mangiato i cadaveri ai bordi delle strade non è nemmeno la piú atroce, tra le memorie che lo perseguitano. A casa, in mezzo a gente che non ha idea di dove sia Falluja, ritrova la fidanzata - tra loro una nuova, sconosciuta distanza - e il vecchio cane. Ma l'animale è malato, non gli resta molto da vivere. Il marine ha ancora l'M16: a casa come al fronte dovrà uccidere un cane. La freddezza con cui ha imparato a farlo, diventa quasi un atto di clemenza verso l'amato compagno, uno straziante riconoscimento di come, ormai, lui soldato abbia piú in comune con l'animale che con i suoi concittadini. In Dopo l'azione protagonista è il trauma, la traccia lasciata dalla violenza commessa che si attacca al carnefice e lo perseguita: e come un fantasma, una possessione, si trasmette di uomo in uomo. Ozzie ha assistito alla prima uccisione di un nemico da parte di Timhead. Era il loro primo combattimento, quindi anche la loro prima morte. Ma Timhead ne è sconvolto tanto da chiedere a Ozzie di prendersene il "merito". Cosí, man mano che lo racconta ai compagni che curiosi e spaventati chiederanno com'è stato uccidere un hajji dopo mesi di addestramento, si convincerà sempre piú di essere stato lui il protagonista di quello scontro, al punto di pagarne le conseguenze. Anche quelle morali. Quelle che racconta Klay sono storie che possiedono l'accecante lucore della verità. Sono storie che rivelano la complessa combinazione di burocrazia, noia, cameratismo e violenza che compongono la vita quotidiana di un soldato in guerra; e la solitudine, il rimorso, la disperazione che accompagnano ogni uomo nella vita in tempo di pace.
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