Anima viva

Angelika Berger compie vent'anni il 16 dicembre del 2000. Sta passeggiando con suo padre per le strade di Parigi, in cerca di un regalo, quando un ragazzino annoiato, dalla finestra della stanza dentro cui è rinchiuso a studiare, compie un gesto destinato a cambiare la loro vita per sempre. Angelika si ritrova sola. Non ha mai conosciuto sua madre, è cresciuta con Hans, professore di filosofia schivo e votato allo studio quanto al proprio compito paterno. Quando finalmente riesce a trovare le forze per svuotare il loro appartamento, decisa a scrollarsi di dosso il dolore, Angelika si imbatte in una piccola cassaforte, di cui il padre le ha lasciato la chiave. Al suo interno sono custoditi un diario, una foto sbiadita, un fazzoletto con una minuscola macchia di sangue. Tracce di un passato che non avrebbe mai creduto possibile. È solo l'inizio di un disvelamento che porterà Angelika da Parigi a Londra, da Londra a Nancy, ma soprattutto indietro nel tempo, fino agli anni Quaranta. È allora, durante la guerra, in una piccola località polacca, che si sono svolte le vicende destinate a segnare per sempre la vita della sua famiglia, e di molti altri personaggi… Sulle spalle di Angelika si riversa il peso di colpe terribili e lontane di cui, però, si sente inevitabilmente responsabile. Ma ancora dal passato giunge ad Angelika un segno: uno slittino, squisitamente intagliato da quello che allora era solo un ragazzino, e che forse proprio grazie alla sua abilità di ebanista è riuscito a salvarsi la vita in uno dei momenti più bui della Storia. È la traccia da seguire a ritroso, l'unica che può consentire ad Angelika un possibile riscatto. Ritrovare quell'uomo, oramai vecchio, guadagnarsi il suo perdono. Francesca d'Aloja torna al romanzo scandagliando un tema bruciante: che cosa provino i figli e i discendenti dei carnefici, questi reduci del male, incolpevoli eppure lambiti dall'ombra dell'orrore. E lo fa attraverso l'avventura di un personaggio freschissimo, una ventenne di oggi, allegra, piena di progetti, inconsapevole. Angelika si muove con grazia sorprendente attraverso il labirinto della colpa e del perdono, attraverso i molti colpi di scena di questa storia appassionante. E intanto ci costringe a interrogarci sulle nostre coscienze quiete, sulle "tiepide case", come scriveva Primo Levi, nelle quali troppe volte rischiamo di lasciar assopire la memoria.

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