La Solitudine dello Stupore: L'Opera Tragica e Meravigliosa di Federico di Svevia Imperatore

Aveva otto anni appena Federico, ma quella mattina dolce di primavera avrebbe dovuto guardare la morte dritto negli occhi. Era un bimbo minuto, con la chioma rossa e gli occhi glauchi, e mai ci si sarebbe aspettato che sarebbe diventato re a quattordici anni e imperatore a diciassette. Che avrebbe fatto rinascere l’impero di Cesare ed Adriano. Che avrebbe spazzato via i secoli bui con la sua corte di letterati e matematici di ogni cultura e religione. O che avrebbe parlato sette lingue, scritto poesie d’amore in italiano, e vinto innumerevoli battaglie e guerre senza usare la spada. Mai, in quella mattina tiepida di marzo, si sarebbe potuto immaginare lo stupore profondo che la sua avventura avrebbe destato nei secoli a venire.



Ma in questa sua avventura meravigliosa, compagna fedele sarebbe stata la morte più che l’amore che pur gli riempiva il cuore. La morte che aveva guardato negli occhi quel giorno di primavera, lo avrebbe seguito come un cane fedele, come un’ombra al tramonto. Lo avrebbe tenuto sveglio nel cuore della notte, grondante di sudore, trasformando amici in nemici, carezze in pugnali, fino a diventare un’ossessione dell'anima.



Questa è la storia della vita incredibile di Federico e di come venne tradito. Questa è una storia sulla grandezza e sulla viltà dell’animo umano. Una storia sulla tristezza infinita dell’amore tradito e sull’entusiasmo che trasforma l’universo. Ma soprattutto, questa è una storia sulla solitudine che ci portiamo tutti dentro. Sempre troppo occupati per poterla notare, sino al giorno in cui distogliere lo sguardo dall’abisso non sarà più possibile.

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