Il samba di Scarlatti
- Autore
- Alberto Riva
- Editore
- MONDADORI
- Pubblicazione
- 21/04/2015
- Categorie
Franco Scarlatti, ex poliziotto mezzo milanese e mezzo napoletano, vive da molti anni a Rio dove guida, con successo, un'agenzia immobiliare affacciata sulla spiaggia di Copacabana. Amante della buona cucina e della musica, in rapporti non facili con la ex moglie Carol, Scarlatti vede la sua routine messa in crisi quando, all'alba di un bollente sabato grasso, viene ritrovato un cadavere vestito da Mandrake: è il famoso giornalista Gigi Fossati... In breve l'inchiesta della polizia giunge fino a lui, e così Scarlatti decide di intraprendere un'indagine parallela. Non ci mette molto a scoprire che le cose sono diverse da come sembrano, a cominciare dalla comunità di italiani transfughi che si muovono tra l'abbagliante luce tropicale del presente e le ombre del passato. Chi ha potuto volere la morte di Gigi Fossati? Ma non solo: le domande cominciano a farsi pressanti, e inaspettate, anche nel cerchio più intimo della sua vita, che inizia a correre al ritmo di questo noir che è una commedia, una storia d'amore, e insieme un inno appassionato a Rio de Janeiro, "una città facile da amare". Struggente, ironica, lontana dalle cartoline, la Copacabana di Riva, come la Belleville di Daniel Pennac, è pronta a entrare nel cuore dei lettori, popolata dai personaggi indimenticabili che animano le pagine di questo "samba". Il primo è Franco Scarlatti, un po' eroe un po' truffatore, che dietro all'apparenza cinica, le battute taglienti e l'amore per il guadagno nasconde un cervello velocissimo e un animo quanto mai nobile. Alberto Riva (1970) è nato a Milano e ha vissuto per molti anni a Rio, dove ha fatto diverse cose, tra cui l'affittacamere, il produttore musicale e soprattutto il giornalista. Con Enrico Rava ha scritto Note Necessarie (minimum fax), con Oscar Niemeyer Il mondo è ingiusto (Mondadori) e con Stefano Bollani Parliamo di musica (Mondadori). È autore, tra gli altri, di Tristezza per favore vai via (Il Saggiatore) e del romanzo Sete (Mondadori). Scrive sul "Venerdì di Repubblica". Vive a Milano con una moglie paulistana e una gatta carioca. Di fronte a lui balenavano le luci degli alberghi del lungomare. In certi momenti tentava di ritrovare l'impressione dei primi tempi, dei giorni in cui era arrivato qui. La luce, l'aria così diversa da quella italiana. Era sicuro che esistesse un odore, un'atmosfera che è quella dei luoghi che visitiamo per la prima volta. Pensiamo che queste cose siano vere. E invece non è così: è il nostro cuore che guarda, non i nostri occhi.
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