Il Gene Del male
- Autore
- Laura Vallino
- Editore
- Cavinato Editore
- Pubblicazione
- 29/01/2015
- Categorie
Il giovane agente dell’FBI John Matthews arriva alla prigione per assistere all’esecuzione di James Perlier, un serial killer accusato di aver torturato e ucciso sette donne; ad accoglierlo trova l’anziano direttore del carcere.
“Benvenuto agente, la accompagnerò personalmente alla cella del condannato a morte.”
“Grazie direttore; che mi dice del suo comportamento qui in questi due anni?”
“Beh, è stato esemplare, mai uno scatto di rabbia, mai un battibecco con qualcuno, però non ha mai mostrato alcun segno di pentimento.”
“Non avevo dubbi su questo, lo conosco bene.”
“E’ stato lei a catturarlo, vero?”
“Già, ma a caro prezzo: ha ucciso il mio collega ed io sono stato ferito gravemente. All’apparenza era un uomo rispettabile, un ginecologo che lavorava in ospedale e teneva lezioni all’Università; siamo stati colti di sorpresa, devo ammetterlo purtroppo.”
“Si è rifiutato di incontrare un sacerdote.”
“Non è il tipo che si confessa per scaricarsi la coscienza, anzi, a dirla tutta, lui non ha coscienza: è il male personificato.”
“Però, ha chiesto espressamente di parlare con lei, agente Matthews. Magari ci sono altre vittime di cui non siete a conoscenza e prima di morire vuole... ”
“No, lo escludo. E comunque non verrebbe certo a dirlo a me. Deve avere qualcosa in mente, e non è certamente niente di buono.”
Nella sua cella il detenuto sta consumando l’ultimo pasto. “Agente, che gioia vederla completamente ristabilito. Vedo che ha di nuovo i suoi bei riccioli castani.”
“Grazie. Invece per me la gioia più grande sarà quella di vederla finalmente morto!”
“Credevo che l’avesse capito ormai: il male non si può uccidere, sopravvive sempre… una parte di me continuerà a vivere e a portare avanti la mia opera; ci vorrà del tempo, forse anni, ma il seme che ho piantato un giorno germinerà. Volevo che lo sapesse, perché sentirà ancora parlare di me.”
“Benvenuto agente, la accompagnerò personalmente alla cella del condannato a morte.”
“Grazie direttore; che mi dice del suo comportamento qui in questi due anni?”
“Beh, è stato esemplare, mai uno scatto di rabbia, mai un battibecco con qualcuno, però non ha mai mostrato alcun segno di pentimento.”
“Non avevo dubbi su questo, lo conosco bene.”
“E’ stato lei a catturarlo, vero?”
“Già, ma a caro prezzo: ha ucciso il mio collega ed io sono stato ferito gravemente. All’apparenza era un uomo rispettabile, un ginecologo che lavorava in ospedale e teneva lezioni all’Università; siamo stati colti di sorpresa, devo ammetterlo purtroppo.”
“Si è rifiutato di incontrare un sacerdote.”
“Non è il tipo che si confessa per scaricarsi la coscienza, anzi, a dirla tutta, lui non ha coscienza: è il male personificato.”
“Però, ha chiesto espressamente di parlare con lei, agente Matthews. Magari ci sono altre vittime di cui non siete a conoscenza e prima di morire vuole... ”
“No, lo escludo. E comunque non verrebbe certo a dirlo a me. Deve avere qualcosa in mente, e non è certamente niente di buono.”
Nella sua cella il detenuto sta consumando l’ultimo pasto. “Agente, che gioia vederla completamente ristabilito. Vedo che ha di nuovo i suoi bei riccioli castani.”
“Grazie. Invece per me la gioia più grande sarà quella di vederla finalmente morto!”
“Credevo che l’avesse capito ormai: il male non si può uccidere, sopravvive sempre… una parte di me continuerà a vivere e a portare avanti la mia opera; ci vorrà del tempo, forse anni, ma il seme che ho piantato un giorno germinerà. Volevo che lo sapesse, perché sentirà ancora parlare di me.”
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