Dammi un'altra possibilità
- Autore
- Simona aiuti
- Editore
- Lulu.com
- Pubblicazione
- 27/11/2014
- Categorie
La sofferenza provata a causa della privazione della libertà è certamente fra le più acute. Mirko Deroi, il protagonista di questo romanzo di Simona Aiuti, fa proprio questa esperienza. È un giovane di buona famiglia, che ha sempre approfittato dell’agiatezza paterna.
Fino al giorno del suo rapimento, almeno, Mirko Deroi è stato anche un egoista, perché ha creduto che con il denaro gli sarebbe stato facile comprare l’affetto (o, in sostituzione, il rispetto) delle persone.
Simona Aiuti, nel suo primo romanzo, racconta questa storia: la vicenda di un ragazzo che rischia di soccombere, di lasciarsi andare e di morire e che, invece, trova la forza per rinascere. Quale lo sfondo? Una grotta e qualche metro quadrato di un bosco uguale a tanti.
Sono lo scenario della prigionia di Mirko e il luogo della sua “conversione”. Sì, perché di vera e propria conversione si tratta, sia pure da intendere in chiave metaforica. Mirko, legato, costretto a giacere sempre in uno stesso posto, abbandonato a sé, lasciato ai ricordi, ai fantasmi del passato, ripercorre l’intera sua storia. Ci sono volti che emergono dal suo buio privo di conforti: quello del padre e della madre, della governante, di Valeria. È ripensando a Valeria che Mirko si avvede del proprio incommensurabile egoismo, e quando, attraverso i giornali che i suoi
rapitori gli danno saltuariamente la possibilità di leggere, Mirko scopre che Valeria lo ama ancora e che attende da lui un figlio, la determinazione di resistere gli infonde
nuova energia. Non tutto è perduto. Se riuscirà a fuggire, se i suoi rapitori non lo uccideranno, se suo padre pagherà il riscatto, se polizia o carabinieri verranno a liberarlo, Mirko potrà ricostruire la propria vita. Saranno diverse, allora, le basi su cui la costruirà. I suoi concittadini, tante persone che egli non aveva mai considerato, gli hanno dimostrato – a lui e alla sua famiglia – una commovente solidarietà.
Dal buio della sua prigionia, mentre i rapitori pensano di avere tolto ogni dignità a quel ragazzo viziato che una notte hanno immobilizzato, legandogli le mani dietro la schiena, e hanno portato via, incappucciato perché niente vedesse, Mirko fa progetti sul suo futuro. Il libro che cresce attorno a questa situazione – monotematico, per scelta esplicita dell’autrice – è quasi un diario. Come un diario, è scritto in prima persona. Come un ipotetico diario, inoltre, non anticipa niente di quello che accadrà, ma registra i fatti secondo l’ordine in cui avvengono. Simona Aiuti, che ha fatto accurate ricerche per scrivere questo libro, articola la sua narrazione sull’alternanza tra il dolore che sopraffa e la fede in un futuro diverso.
La sua scrittura, semplice, scorrevole, orale, recupera sulla pagina il pensiero di Mirko (i suoi tormenti, le
possibilità vagliate, le sue ossessioni), quasi in presa diretta.
Mirko prega che gli sia concessa una seconda possibilità. Mentre prega, già spera e crede che gli sarà concessa e immagina per sé e per Valeria una vita piena e ricca, generosa. Le spine che normalmente si disseminano lungo ogni vita, si sono concentrate, nella sua: Mirko ha sofferto, in un’unica soluzione, tutta la parte di dolore che il suo destino gli aveva assegnato. Perciò immagina che, se verrà fuori dal buco in cui lo tengono prigioniero, avrà una vita lunga e lieta, come un Siddharta.
Fino al giorno del suo rapimento, almeno, Mirko Deroi è stato anche un egoista, perché ha creduto che con il denaro gli sarebbe stato facile comprare l’affetto (o, in sostituzione, il rispetto) delle persone.
Simona Aiuti, nel suo primo romanzo, racconta questa storia: la vicenda di un ragazzo che rischia di soccombere, di lasciarsi andare e di morire e che, invece, trova la forza per rinascere. Quale lo sfondo? Una grotta e qualche metro quadrato di un bosco uguale a tanti.
Sono lo scenario della prigionia di Mirko e il luogo della sua “conversione”. Sì, perché di vera e propria conversione si tratta, sia pure da intendere in chiave metaforica. Mirko, legato, costretto a giacere sempre in uno stesso posto, abbandonato a sé, lasciato ai ricordi, ai fantasmi del passato, ripercorre l’intera sua storia. Ci sono volti che emergono dal suo buio privo di conforti: quello del padre e della madre, della governante, di Valeria. È ripensando a Valeria che Mirko si avvede del proprio incommensurabile egoismo, e quando, attraverso i giornali che i suoi
rapitori gli danno saltuariamente la possibilità di leggere, Mirko scopre che Valeria lo ama ancora e che attende da lui un figlio, la determinazione di resistere gli infonde
nuova energia. Non tutto è perduto. Se riuscirà a fuggire, se i suoi rapitori non lo uccideranno, se suo padre pagherà il riscatto, se polizia o carabinieri verranno a liberarlo, Mirko potrà ricostruire la propria vita. Saranno diverse, allora, le basi su cui la costruirà. I suoi concittadini, tante persone che egli non aveva mai considerato, gli hanno dimostrato – a lui e alla sua famiglia – una commovente solidarietà.
Dal buio della sua prigionia, mentre i rapitori pensano di avere tolto ogni dignità a quel ragazzo viziato che una notte hanno immobilizzato, legandogli le mani dietro la schiena, e hanno portato via, incappucciato perché niente vedesse, Mirko fa progetti sul suo futuro. Il libro che cresce attorno a questa situazione – monotematico, per scelta esplicita dell’autrice – è quasi un diario. Come un diario, è scritto in prima persona. Come un ipotetico diario, inoltre, non anticipa niente di quello che accadrà, ma registra i fatti secondo l’ordine in cui avvengono. Simona Aiuti, che ha fatto accurate ricerche per scrivere questo libro, articola la sua narrazione sull’alternanza tra il dolore che sopraffa e la fede in un futuro diverso.
La sua scrittura, semplice, scorrevole, orale, recupera sulla pagina il pensiero di Mirko (i suoi tormenti, le
possibilità vagliate, le sue ossessioni), quasi in presa diretta.
Mirko prega che gli sia concessa una seconda possibilità. Mentre prega, già spera e crede che gli sarà concessa e immagina per sé e per Valeria una vita piena e ricca, generosa. Le spine che normalmente si disseminano lungo ogni vita, si sono concentrate, nella sua: Mirko ha sofferto, in un’unica soluzione, tutta la parte di dolore che il suo destino gli aveva assegnato. Perciò immagina che, se verrà fuori dal buco in cui lo tengono prigioniero, avrà una vita lunga e lieta, come un Siddharta.
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