Lingua in bocca: Storie di sesso, delitti e derelitti

Ogni sera parcheggio il Minonzio sempre nello stesso punto, su una losanga d’asfalto al centro di un incrocio piuttosto frequentato verso la periferia della città. Faccio salire le fiancate ribaltabili del furgone, allungo il tendalino e dispongo qualche tavolo con sedie di plastica, poi mi metto a servire i clienti fino alle sei del mattino, quando le luci dell’alba scacciano i randagi che si fermano a bere un goccio al mio chiosco. Che sia estate o inverno, che piova, nevichi o ci sia da schiattare per il caldo, io sono al mio posto. Da un quarto di secolo osservo le facce di chi si ferma a parlare, bere, litigare o semplicemente per stare accanto a una luce, come falene smarrite. I miei clienti sono strana gente. Ho ascoltato troppe storie strappalacrime per lasciarmi condizionare. Io vendo panini e hot-dog, Coca Cola e Cuba Libre, e le storie che volteggiano ogni notte attorno al mio chiosco sono i frammenti di vite andate in malora e di speranze gettate nel cesso. Storie di sesso, perlopiù, e di oscuri delitti. Ma anche di quella razza che chiamo derelitti, una tribù in espansione che si riproduce con la velocità dei conigli. Animali stupidi con il naso fremente che non hanno mai voglia di ascoltare e che pensano di essere i soli ad avere una storia da raccontare. Come quelle che trovate in questo libro…

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