La festa nella testa
- Autore
- Paolo rinaldi
- Pubblicazione
- 13/02/2014
- Categorie
Ho scritto questo romanzo perchè, in sostanza, sono un egocentrico. Ho sfruttato un momento di gioia collettiva per nutrire quel mostro famelico che è il mio super-ego. Eravamo a lezione e, da buoni studenti, non ascoltavamo i preziosi insegnamenti che i nostri genitori pagano profumatamente. Abbiamo invece fatto ciò che ci veniva meglio da piccoli, siamo regrediti in uno stato di cose in cui realtà e immaginazione si fondono come l’oceano e il cielo all’orizzonte. Ci siamo calati in una realtà paradossale e per qualche ora, io e i miei compagnucci ci siamo divertiti.
Poi è fuoriuscita la mia superbia. Ho deciso di tramutare quel semplice intreccio di storie che avevamo creato oralmente in un pretenzioso romanzo thriller-psicologico sullo stile delle favolose sceneggiature di Tarantino e dei romanzi di Ammaniti. Ho quindi mantenuto i personaggi che avevamo in precedenza deciso essere i protagonisti di questa storia derivati tutti dalle prime impressioni delle foto riportate sui badge universitari dei miei compagni.
Ma sono un egocentrico, lo dicevo prima e quindi ho voluto conferire a ogni personaggio una parte di me. Ho scandagliato come un palombaro nel profondo della mia anima, ho riflettuto sui pregi e i difetti del mio carattere e li ho smistati in modo disordinato e caotico in questi nove protagonisti che risultano, dunque, essere mere propagazioni del mio essere.
Ciò che doveva essere uno scritto corale è diventato, insomma, un’autobiografia. A mio parere si scrive bene, ovvero si scrive meglio, delle cose che si conoscono e io so di non sapere niente tranne me stesso. Ecco, riassumendo in un’unica personalità i mille volti di questa storia potrete conoscermi molto meglio, forse meglio di quanto mi conosca io stesso.
Poi è fuoriuscita la mia superbia. Ho deciso di tramutare quel semplice intreccio di storie che avevamo creato oralmente in un pretenzioso romanzo thriller-psicologico sullo stile delle favolose sceneggiature di Tarantino e dei romanzi di Ammaniti. Ho quindi mantenuto i personaggi che avevamo in precedenza deciso essere i protagonisti di questa storia derivati tutti dalle prime impressioni delle foto riportate sui badge universitari dei miei compagni.
Ma sono un egocentrico, lo dicevo prima e quindi ho voluto conferire a ogni personaggio una parte di me. Ho scandagliato come un palombaro nel profondo della mia anima, ho riflettuto sui pregi e i difetti del mio carattere e li ho smistati in modo disordinato e caotico in questi nove protagonisti che risultano, dunque, essere mere propagazioni del mio essere.
Ciò che doveva essere uno scritto corale è diventato, insomma, un’autobiografia. A mio parere si scrive bene, ovvero si scrive meglio, delle cose che si conoscono e io so di non sapere niente tranne me stesso. Ecco, riassumendo in un’unica personalità i mille volti di questa storia potrete conoscermi molto meglio, forse meglio di quanto mi conosca io stesso.
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