Satyricon 2.0

Un professore di Lettere rilegge ogni anno i classici per i suoi studenti, e viene il giorno in cui gli appare lampante che uno di quei libri rivela in filigrana una storia più attuale che mai: i protagonisti del Satyricon di Petronio non sono imbranati eterni studenti ma due intellettuali raffinati – il meglio che la cultura del loro tempo produce – e il liberto Trimalchio non è solo un supercafone degno dei nostri peggiori rotocalchi, ma un individuo incapace di darsi ragione del fatto che la cultura non voglia adattarsi alla sua superficialità e mancanza di finezza: tutto il resto se lo può comprare, perché la cultura no? E questi giovani come si permettono di ridere di lui, quando non riuscirebbero a mettere in tavola neppure un millesimo di quanto abbonda nei suoi banchetti? Ecco allora che Villalta accetta la sfida di una riscrittura del Satyricon in cui ogni dettaglio del romanzo antico acquista senso alla luce di oggi. Protagonisti sono qui dei giovani ricercatori universitari, che dopo dottorati, master e assegni di ricerca ancora stentano a rimediare la cena. Percorrendo l'Italia da un deprimente Nordest in piena crisi verso una Roma splendida e decadente e ancora oltre, fino in Sardegna, il testo antico rivela una serie incalzante di possibilità narrative, libere da ogni tabù, dove sesso e amore, ambizione e rabbia si mescolano in sorprendenti vicende di vita da nerd postadolescenti, belli e arroganti, scazzati e pronti a scegliere l'avventura in cambio del niente che la vita gli offre. Una spietata energia critica percorre tutto il racconto, insieme alla "favola" dell'impotenza, che è l'impossibilità di incidere sugli eventi pur leggendoli con infallibile lucidità. In una narrazione scatenata, intessuta di guizzi amari ed esilaranti, il capolavoro classico diventa lo specchio deformato di un presente riconoscibilissimo, nel quale la cultura appare dissacrabile da chi ce l'ha e sacra per chi non sa neanche dove sta di casa: nel quale non sembra esserci posto per dei giovani appassionati, lucidi e insieme sinceramente incantati dalla materia dei loro studi. Una "favola" corrosiva e sorridente, scritta con un'eleganza pari solo al divertimento e allo stupore di chi legge, e capace di mostrarci noi stessi come non avevamo mai osato guardarci.

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