Il Brigante di Pietramarina
- Autore
- Giovanni Sciàra
- Pubblicazione
- 20/06/2014
- Categorie
Il romanzo “Il brigante di Pietramarina” è ambientanto in alcuni paesi pedemontani dell’Etna, nella valle dell’Alcantara ed in alcuni paesi del messinese.
Si svolge nel periodo della seconda guerra mondiale ed anche nell’immediato dopoguerra.
Alcuni personaggi sono inventati, altri sono veri e si evidenzia sin dall’inizio il problema della fame.
Ritroviamo dei personaggi coloriti che sono i cantastorie, che giravano da un paese all’altro raccontando per lo più dei fatti di cronaca; poi con l’avvento della televisione scomparvero a poco a poco. Gli scritti contengono, nelle varie descrizioni, un manuale di sopravvivenza, a cui i giovani possono attingere, se un domani se ne presentasse la necessità (speriamo mai).
C’è ovviamente il protagonista principale, il brigante di Pietramarina, ma alloggia in tutto il romanzo il tema dell’errare, del vagabondare da un posto all’altro, come cane braccato, randagio, a cui converrebbe, forse, avere un padrone. Questo connatura il personaggio del brigante di Pietramarina, eroe negativo che alla fine ne esce sconfitto, come il male nell’eterna lotta contro il bene.
C’è in ciò un messaggio apparentemente occulto, ma invece molto palese, per i giovani di oggi: il male porta a strade che non spuntano, che non vanno da nessuna parte. E’ opportuno cogliere questo aspetto che l’autore evidenzia e che ritorna sempre nei suoi scritti: la ricerca del bene; e non ultimo, la morale che emerge sempre.
Troviamo questi scritti così, nello stesso tempo, antichi ed attuali, con una scrittura versatile, fluente, che trasporta ed ammaga; il senso dell’affabulazione di cui abbiamo sempre bisogno, la necessità interiore che ci vengano ancora raccontate delle favole, dei fatti, dei “cunti”.
Si svolge nel periodo della seconda guerra mondiale ed anche nell’immediato dopoguerra.
Alcuni personaggi sono inventati, altri sono veri e si evidenzia sin dall’inizio il problema della fame.
Ritroviamo dei personaggi coloriti che sono i cantastorie, che giravano da un paese all’altro raccontando per lo più dei fatti di cronaca; poi con l’avvento della televisione scomparvero a poco a poco. Gli scritti contengono, nelle varie descrizioni, un manuale di sopravvivenza, a cui i giovani possono attingere, se un domani se ne presentasse la necessità (speriamo mai).
C’è ovviamente il protagonista principale, il brigante di Pietramarina, ma alloggia in tutto il romanzo il tema dell’errare, del vagabondare da un posto all’altro, come cane braccato, randagio, a cui converrebbe, forse, avere un padrone. Questo connatura il personaggio del brigante di Pietramarina, eroe negativo che alla fine ne esce sconfitto, come il male nell’eterna lotta contro il bene.
C’è in ciò un messaggio apparentemente occulto, ma invece molto palese, per i giovani di oggi: il male porta a strade che non spuntano, che non vanno da nessuna parte. E’ opportuno cogliere questo aspetto che l’autore evidenzia e che ritorna sempre nei suoi scritti: la ricerca del bene; e non ultimo, la morale che emerge sempre.
Troviamo questi scritti così, nello stesso tempo, antichi ed attuali, con una scrittura versatile, fluente, che trasporta ed ammaga; il senso dell’affabulazione di cui abbiamo sempre bisogno, la necessità interiore che ci vengano ancora raccontate delle favole, dei fatti, dei “cunti”.
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